L’acqua, il nuovo petrolio

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Di seguito il commento di di Aanand Venkatramanan (nella foto), head of EtfInvestment Strategies, Index Funds di LGIM

La sempre maggiore domanda, insieme alla sua disponibilità irregolare e incostante, fa dell’acqua una delle risorse più preziose del pianeta. Aziende innovative che stanno sviluppando soluzioni per rispondere a questa sfida.

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Quando il tema viene trattato sui giornali, raramente si tratta di una lettura felice.

Le notizie tendono a riunirsi in due grandi blocchi. Uno informa sulle guerre per l’acqua, i conflitti per l’acqua, la carenza di acqua – una sorta di nuovo petrolio – alla base delle migrazioni di massa – e così via. L’altro tipo di titoli e articoli verte invece sull’inquinamento dell’acqua, concentrandosi per esempio, ma non solo, sulle micro plastiche.

Questi aspetti sono collegati tra loro dal noto concetto economico di domanda e offerta, anche se in questo caso le dinamiche sono portate all’estremo dall’insaziabile sete globale di acqua potabile, dalla sua sempre più irregolare distribuzione e dall’”inaffidabilità” delle sue fonti.

L’acqua lascia il segno in (quasi) tutto

Le statistiche sul consumo mondiale e sulla gestione dell’acqua variano dal sorprendente allo scioccante. Consideriamo ad esempio “l’impronta idrica” della nostra routine quotidiana.

Quella tazza di caffè che beviamo tutte le mattine, ad esempio, non ha alla base solo una tazza di acqua, perché sono ben 130 i litri d’acqua che vengono utilizzati per arrivarci a partire dai chicchi. Non solo. Per produrre una camicia di cotone sono ben 2.500 i litri di acqua impiegata.  Pensiamo poi all’acqua usata sotto la doccia. Quasi ogni prodotto o servizio che utilizziamo nella quotidianità insomma ha alla base, come parte integrante della sua produzione, un enorme quantitativo di acqua.

I trend demografici stanno rafforzando la domanda di questa risorsa. All’aumentare della popolazione globale, aumenta inevitabilmente anche la domanda di acqua. Non si tratta, tuttavia, di un rapporto lineare, perché nel frattempo il mondo si sta facendo più ricco. Così, come aumentano i redditi disponibili e le aspettative sullo stile di vita, aumenta anche la richiesta di acqua – più caffè, più cotone, più prodotti e servizi che prevedono l’uso di un immenso quantitativo di questa risorsa.

Per rispondere ai trend demografici, ad esempio, la produzione alimentare dovrà aumentare del 50% entro il 2030 e l’agricoltura rappresenta già in media il 70% del consumo totale di acqua del pianeta.

Grandi sfide

Allo stesso tempo, però, se da un lato cresce la domanda di acqua, dall’altro l’acqua potabile diventa sempre più scarsa. È qui che i numeri passano dalla sorpresa al suscitare preoccupazione.

L’utilizzo dell’acqua sta aumentando a un ritmo doppio rispetto alla crescita della popolazione e, considerato che solo il 2.5% dell’acqua totale sulla Terra è acqua dolce, la scarsità idrica colpisce già 4 persone su 10 nel Pianeta.

Questa è la situazione attuale; ed è condivisibile che desti preoccupazione, perché i prossimi decenni potrebbero portarci a una vera e propria crisi idrica.

Il cambiamento climatico è chiaramente un filo conduttore che collega queste minacce: secondo le stime, per ogni grado di riscaldamento globale circa il 7% della popolazione mondiale sperimenterà una diminuzione delle risorse idriche di almeno del 20%.

Ad aggravare queste problematiche concorrono due fattori: l’inefficienza delle attuali infrastrutture per l’acqua a livello globale e l’inquinamento che colpisce i rispettivi corsi d’acqua.

Ogni anno nel mondo 32 miliardi di metri cubi di acqua vengono sprecati a causa delle perdite. Questi sarebbero sufficienti a fornire acqua a 90 milioni di persone. E qualsiasi dato può provare quanto noi stessi siamo responsabili dell’inquinamento della nostra acqua: ogni anno 8 milioni di tonnellate di materie plastiche vengono gettate nell’oceano, a livello globale oltre l’80% delle acque reflue viene rilasciato nuovamente nell’ecosistema senza essere sottoposto ad un trattamento adeguato e il ciclo di una sola lavatrice può rilasciare più di 700.000 microscopiche fibre di plastica nell’ambiente.

Tutto questo – una domanda sempre maggiore e un calo progressivo dell’offerta – ci ricorda che un accesso sicuro all’acqua potabile rappresenta il cuore pulsante di uno sviluppo socioeconomico sostenibile. L’acqua è vitale per migliorare la salute, il benessere e la produttività della popolazione globale. L’acqua soprattutto ricopre un ruolo molto importante rispetto alle nostre possibilità di adattarci al cambiamento climatico e questo è un aspetto fondamentale da considerare, poiché questa risorsa fornisce una connessione importantissima tra il sistema climatico, l’ambiente e la popolazione.

Senza un’adeguata governance del tema e moderne infrastrutture per l’acqua potabile, probabilmente si verificherà un aumento della contesa per l’acqua tra comunità e industrie. Questo potrebbe portare a un’escalation di crisi idriche, innescando di conseguenza stati di emergenza in regioni e settori dipendenti dall’acqua.

Il mondo fisico dell’acqua e quello sociopolitico sono strettamente connessi l’uno all’altro perché l’acqua è un comune denominatore nella gestione di rischi quali carestia, migrazioni, epidemie, disuguaglianze e instabilità politica.

Un’ondata di investimenti

Ma è proprio la relazione tra il mondo dell’acqua e quello delle istituzioni sociali che fa ben sperare: l’ingegno e l’impegno dell’uomo potrebbero risolvere molte di queste problematiche ed evitare il sopraggiungere di una catastrofe. Ma le azioni necessarie per raggiungere questo obiettivo costano molti soldi.

Le stime su quanto sarà necessario investire in infrastrutture globali per l’acqua e in servizi di depurazione variano da $ 7,5 trilioni a $ 23,1 trilioni da mettere in campo entro il 2030. Parte di questo enorme bisogno idrico dovrà essere finanziato con un aumento dei prezzi dell’acqua; inoltre la Global Water Intelligence ritiene che i dazi sull’acqua dovranno aumentare del 5,9% ogni anno per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

È importante sottolineare che la ricerca di fonti d’acqua accessibile, potabile e affidabile non è portata avanti solo da decisori politici; anche le imprese sono incentivate ad investire in migliori  fonti di approvvigionamento. L’acqua rappresenta una risorsa indispensabile per produrre qualsiasi bene, dalle sostanze chimiche ai tessuti. Di conseguenza va a vantaggio delle industrie impegnarsi nel preservare e migliorare l’accesso a questa preziosa risorsa naturale. Allo stesso modo, shale oil e shale gas non possono essere accessibili senza grandi quantità di acqua – spesso richiesta in aree remote – quindi i gruppi energetici stanno sviluppando soluzioni pionieristiche per il trasporto di acqua e il riciclo in loco.

Per gli investitori, ovviamente, gli investimenti stimati tra i $ 7,5 trilioni e i 23,1 trilioni costituiscono un’opportunità. Quali saranno le aziende che più beneficeranno di questi investimenti? Riteniamo che siano tre le aree principali: utilities operanti nel settore, aziende di ingegneria e fornitori di soluzioni tecnologiche e digitali.

Per quanto riguarda le utilities, gli operatori dovrebbero registrare maggiori entrate da una maggiore domanda per i loro servizi e dalla crescente pressione rialzista sui prezzi dell’acqua. Ma non solo: devono anche essere all’avanguardia nel fornire soluzioni concrete a queste sfide.

Queste società sono evidentemente al centro del sistema idrico ma, come illustra il grafico, dipendono da opere di ingegneria e da tecnologie altamente specializzate per fornire e gestire l’acqua potabile e i processi di depurazione dell’acqua.

In questa importante e impegnativa attività, collaborano con società di ingegneria e società tecnologiche, strettamente correlate le une alle altre perché la tecnologia deve essere sviluppata e in seguito installata su larga scala in tutta l’infrastruttura idrica.