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Così il Vaticano investe 700milioni di euro di donazioni e offerte

Dal palazzo di Londra agli occhiali di Lapo Elkann: ecco come il Vaticano ha investito 700milioni della Segreteria di Stato

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Settecento milioni di euro: questa cifra, da qualche settimana a questa parte, interessa spesso le cronache riguardanti il Vaticano. Per quanto quel numero costituisca solo una piccola parte della cifra intera. Settecento milioni rappresenta, infatti, solo il quantum gestito dalla Segreteria di Stato. In alcuni uffici di quella specifica Segreteria è nata l'operazione finanziaria finalizzata all'acquisto di un immobile londinese. Il costo? Circa 200 milioni di euro. Ma si parla pure di ulteriori "operazioni sospette". Le indagini sono in corso. Bisogna attendere gli esisti eventuali. Per ora si può appuntare solo un aspetto: cinque persone sono state sospese.

In questi giorni, poi, sono attesi cambiamenti: il "ministero degli Esteri" dovrebbe divenire primus inter pares mediante la prossima riforma della Costituzione apostolica, che dovrebbe essere presentata entro la fine dell'anno. Il che, per Parolin e per i suoi successori, può significare contare di più. L'altro dicastero premiato dovrebbe essere Propaganda Fide. Ieri Jorge Mario Bergoglio ha ufficializzato la nomina del cardinale Tagle come prefetto di quella Congregazione. A uscirne in maniera diversa, invece, dovrebbe essere un'altra Congregazione. Quella per la Dottrina della Fede, che potrebbe essere ridimensionata. E queste sono le logiche curiali. Poi esistono quelle economiche: ogni dicastero ha delle casse. E ogni cassa ha un peso sul totale.

Il presunto scandalo del palazzo di Londra ha consentito di comprendere meglio quali siano le modalità tramite cui la Santa Sede gestirebbe alcune finanze. Dalla storia di quell'immobile si è passati a circoscrivere l'intero capitale, compreso quello derivante dalle offerte dei fedeli. Un'operazione - questa del conteggio - che non sembra semplice. Il Corriere della Sera di oggi consente di procedere attraverso un'elencazione dettagliata della situazione. Intanto - come ripercorso più volte - quei settecento milioni della Segreteria di Stato comprendono pure l'Obolo di San Pietro, ossia le offerte che i fedeli destinano volentieri al Papa. Quelle che, se non altro per consuetudine, dovrebbero essere investite soprattutto in favore degli ultimi. Ma è davvero così? Il Vaticano può contare su 11milardi totali. L'Obolo, in confronto, è poca cosa: 50 milioni nel 2019.

Il Papa, tornando dalla sua ultima visita apostolica in Asia, ha detto quanto segue: "Non è il caso dell’immobile di Londra, perché ancora questo non è chiaro, ma lì c’erano casi di corruzione. Il Promotore ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio e poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. E io ho firmato le autorizzazioni. È stata fatta la perquisizione in cinque uffici. Sebbene ci sia la presunzione di innocenza, ci sono i capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione". Non è detto che la questione del palazzo di Londra sia così scandalosa, insomma. Ma stanno emergendo ulteriori dettagli di rilievo. La sensazione è che le acquisizioni di documenti e di apparati elettronici all'interno di quegli uffici della Segreteria di Stato siano state quantomeno favorite dal pontefice, che vuole vederci chiaro.

Dal ruolo del cardinale Angelo Becciu, che era il sostituto della Segreteria di Stato, nella prima operazione finanziaria riportata, cioè quella relativa alla possibile acquisizione di una petroliera nell'Angola - operazione che pare sia del tutto saltata - alla comparsa del finanziere Raffaele Mincione, che invece ha caldeggiato il palazzo di lusso in Gran Bretagna: la disamina della fonte sopracitata è certosina: "Gli ho detto – ha dichiarato lo stesso Mincione – volete raddoppiare i soldi? Vi propongo un mio palazzo al centro di Londra". Poi il Corriere prosegue: "L’immobile è ubicato al numero 60 di Sloane Avenue, già sede di Harrods. E gli uomini di chiesa affidano i 200 milioni al Fondo Athena, gestito da Mincione. Il fondo ha un solo cliente-sottoscrittore: il Vaticano". Ma la Santa Sede, stando a quanto emerso, non ottiene troppi vantaggi economici, anzi.

"A giugno 2014 il Fondo Athena usa la maggior parte di quei soldi del Vaticano per comprare il 45% della società che possiede il palazzo, che è anche gravato da un mutuo di circa 120 milioni con Deutsche Bank. Mincione investe il resto dei soldi in speculazioni di Borsa su Carige, Retelit e Tas". Questa è la continuazione dei fatti segnalati. Un modo di fare che in Vaticano potrebbe non essere piaciuto.

Comunque sia, dalle parti di Piazza San Pietro - per via di circostanze presumilbimente ritenute non favorevoli - hanno optato per una decisa virata. Monsignor Parra è stato incaricato di slegare il palazzo dal fondo. Parra è tuttora il successore di Becciu. Vale la pena rimarcare come un dossier - di cui si è parlato dopo la scelta operata dal Papa - abbia eccepito "condotte immorali" nel passato di Parra. Un argomento che viene utilizzato spesso dal "fronte tradizionale" per attaccare questa, ma pure altre nomine, del Santo Padre.

Tornando al palazzo, si apprende come la seconda fase - quella della slegatura da Athena - abbia altri protagonisti ed altri costi. Spunta il nome di Gianluigi Torzi, cui il Vaticano si sarebbe affidato per i passaggi relativi alla riacquisizione dell'immobile. La conclusione della storia è questa: il Vaticano, dopo aver speso ulteriori cifre oltre quelle dell'investimento iniziale, è adesso il proprietario dell'immobile londinese, che tuttavia non ha portato con sè frutti rilevanti. E tutto questo è inerente ai circa 200milioni.

Gli altri soldi della Segreteria di Stato? In funzione del conteggio complessivo, mancano 500milioni. Stando sempre al Corriere, è possibile dunque citare tre enti: Credit Suisse, Fondo Azimut e Fondo Centurion. In relazione a quest'ultimo, viene fatto presente come 6milioni di euro siano stati investiti nella Italia Indipendent. Per chi non lo sapesse: si tratta dell'azienda di occhiali di Lapo Elkann.