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Il Roma - Ancelotti, ora il palmares conta poco: futuro appeso ad un filo

"Che nessuno ce ne voglia ma da uno come il tecnico di Reggiolo ci si aspettava molto di più"

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Che fare in casi del genere? Bella domanda. Se Aurelio De Laurentiis lo sapesse, avrebbe già rimediato. Si continua a non vedere la luce in fondo al tunnel. Il gol di Zielinski a Udine ha sospeso il giudizio nei confronti di Ancelotti ma Carletto è appeso ad un filo. Che nessuno ce ne voglia ma da uno come il tecnico di Reggiolo ci si aspettava molto di più. Non è lesa maestà se si mette sul banco degli imputati un allenatore che ha vinto tutto in tutti i campionati più importanti d’Europa. A prescindere da cosa accadrà, la sua esperienza con il Napoli è fallita. Sotto tutti i punti di vista. Partendo da lontano, si può dire che ha voluto stravolgere una squadra perfetta, quella di Sarri, con delle idee vecchie che scricchiolavano già l’anno scorso. Certo, ha conquistato il secondo posto ma era uscito dalla corsa scudetto già a gennaio. La seconda piazza l’ha conquistata per demeriti degli altri. Da gennaio in poi c’è stata una involuzione di gioco e di risultati che poi si è protatta fino all’altro ieri. Si è fidato troppo del suo palmares dimenticando che con un po’ di umilità in più avrebbe potuto proseguire il lavoro di Sarri tenendosi stretto Jorginho e più avanti anche Hamsik. Era convinto che con il 4-4-2 potesse vincere lo scudetto e spodestare la Juventus. Non c’è riuscito nello scorso torneo mentre in questo addirittura è lontanissimo dalla vetta. Ha dimostrato dall’inizio di essere aziendalista e ha accettato determinate scelte di mercato della società senza battere ciglio. Voleva James Rodriguez ma è arrivato Lozano. Sperava di allenare Icardi ma è stato preso Llorente.

Non si è imposto per un rinforzo sulla corsia sinistra bassa considerato che Ghoulam mostrava ancora tanti dubbi. Per non parlare del centrocampo. Ha fatto vendere Diawara e Rog accontentandosi solo dell’acquisto di Elmas. Sperava che Allan le giocasse tutte ed, invece, il brasiliano si è fermato molte volte. Praticamente è rimasto con tre mezzali e solo un incontrista. Contro il Bologna ha cercato la mossa della disperazione utilizzando un 4-3-3 senza nè testa e nè coda. Infatti nella ripresa ha cambiato ma ha perso lo stesso. Il primo tempo di Udine è stato da schiaffi. Equilibrio zero e non a caso Lasagna è andato a segnare senza problemi. Nella ripresa, con l’ingresso di Llorente si è visto qualcosa di diverso. Si è attaccato tanto ma si è segnato solo un gol. A firmare il pari Zielinski e non un attaccante.

Là davanti ognuno va per sé. Mertens ha dimenticato come si calcia in porta. Llorente ha provato a sfruttare la sua stazza ma i colpi di testa erano sempre facile preda del portiere. Lozano prima e Younes poi hanno fatto la presenza. Callejon ha provato a spostarsi al centro nel tentativo di lasciare spazio a Di Lorenzo sulla destra. Ma è servito a poco. Lo spagnolo ormai ha la testa altrove. Ha avuto la fiducia di Ancelotti dopo che si era pensato alla terza esclusione consecutiva. Il suo ciclo è finito e prima saluta e meglio è per tutti. Equivoci su equivoci, dunque. Tutti creati da Ancelotti che non sa più come uscirne. Ora aspetta il Genk per la scintilla ma sa bene che anche con gli ottavi di Champions cambierà poco.