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la Repubblica

Giovani, donne, stranieri e intermittenti: tutte le "diversità" che si pagano in busta paga

Nel 2017 i lavoratori dipendenti del privato guadagnavano in media 11,25 euro l'ora, ma più di sei su cento erano sotto la soglia dei 7,5 euro. Tra uomini e donne un gap del 7,4%, forbice ancora più ampia per gli stranieri. Tra Sud e Nord-Ovest divario del 16,2%

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MILANO - Lavoratori nati in Italia e nati all'estero; uomini e donne; al Sud o al Nord-Ovest; a tempo pieno o part-time. Tanti gli elementi che fanno ricca o povera una busta paga.

L'Istat ha indagato i "differenziali retributivi" in una nota che mette in fila le differenze di stipendio. Si scopre così che tra maschi e femmine balla il 7,4% in busta paga, una forbice che sale al 13,8% tra nati in Italia e stranieri. In linea generale, a fronte di una retribuzione mediana di 11,25 euro per ora retribuita tra i 18,8 milioni di lavoratori dipendenti privati (esclusa l'agricoltura), il 6,3% degli stipendi è da "low pay job", ovvero sotto i 7,5 euro che rappresentano i due terzi della mediana.

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Le differenze per tempo e inquadramento

L'anno dei dati Istat è il 2017, nel quale - grazie appunto agli 11,25 euro di mediana - le buste paga dei dipendenti hanno visto un aumento dell'1,7% rispetto al 2014, dello 0,4% rispetto al 2015 e dello 0,3% rispetto al 2016. "Le tipologie di lavoro più diffuse, ovvero i contratti a tempo indeterminato (pari al 65,5% dei rapporti totali) e i contratti a tempo pieno (pari al 68,3% dei rapporti totali) presentano una retribuzione oraria più alta rispetto alle altre tipologie. In particolare, la retribuzione oraria mediana dei lavoratori con contratto full-time (11,98 euro) è del 19% superiore a quella dei part-time, mentre per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato il differenziale retributivo è più alto del 17,4% rispetto a quelli a tempo determinato".
 

 ANNO 2017
CARATTERISTICHE DEL RAPPORTONumero di rapportiRetr.oraria medianaVariabilità internaDifferenziali retributivi
%Euro%
Tipo di contratto
Tempo determinato34,510,252,1-
Tempo indeterminato65,512,032,717,4
Qualifica contrattuale
Apprendista3,38,492-
Operaio61,710,5223,7
Impiegato o dirigente3514,04365,4
Regime orario
Tempo parziale31,710,072-
Tempo pieno68,311,982,719
Totale10011,252,6-

A livello di qualifica contrattuale nel 2017 gli impiegati e i dirigenti percepiscono una retribuzione oraria mediana pari a 14,04 euro ovvero il 65,4% in più rispetto agli apprendisti; per gli operai, che rappresentano il 62% circa delle posizioni lavorative totali, lo stesso differenziale è pari al 23,7%. Le posizioni lavorative con almeno 90 giornate retribuite nell'anno, definite ad alto input di lavoro, rappresentano il 75% circa del totale e registrano una retribuzione oraria mediana di 11,65 euro, con un differenziale retributivo del +13,5% rispetto a quelle a basso input.
 

Donne e stranieri

I rapporti di lavoro che riguardano gli uomini sono il 59% del totale e registrano una retribuzione oraria mediana di 11,61 euro, superiore del 7,4% rispetto a quella delle donne (10,81 euro). Il trend è di calo rispetto al 2014, quando la forbice era di 8,8 punti. Se l'istruzione dei lavoratori è terziaria, lo stipendio orario sale a 13,85 euro, superiore di 3,12 euro rispetto a quelle di dipendenti con livello di istruzione primario (con un differenziale del 29,1%). Le posizioni con titolo di studio secondario rispetto al primario invece mostrano un differenziale del 7,5% e coinvolgono il 44% circa dei rapporti totali.

Anche per età e nazionalità cambia lo stipendio. Si passa dai 10,03 euro dei giovani (classe di età 15-29 anni) ai 12,46 euro dei lavoratori più anziani (età maggiore o uguale a 50 anni). La retribuzione oraria mediana dei rapporti di lavoro di dipendenti nati in Italia (che sono l’83,3% del totale) è pari a 11,53 euro, superiore di 1,40 euro rispetto a quella dei lavoratori nati all’estero, con un differenziale del 13,8%. Il differenziale retributivo dei lavoratori nati all’estero rispetto a quelli nati in Italia è negativo e più ampio per i lavoratori nati nei paesi extra-europei (-13,2%) rispetto a quello dei lavoratori nati in paesi europei (-9,4%).

Anche la cartina geografica si riflette sulle buste paga. "Le retribuzioni orarie mediane più basse si osservano per i rapporti di lavoro di imprese localizzate nelle regioni del Sud (10,25 euro), il valore più elevato in quelle del Nord-ovest (11,91 euro) con un differenziale retributivo pari al 16,2 per cento", spiegano gli statistici. Nel Nord-ovest sono attivi il 31,4% dei rapporti di lavoro totali, al Sud il 17,1% e nelle Isole il 6,7%.

Ancor più ampia la gamma se si guarda alla tipologia di attività. Il valore più basso della paga oraria (8,4 euro) si trova nel settore Altre Attività di Servizi dove si concentra il 2% del totale dei rapporti. Dalla parte opposta della scala, in cima con 22,56 euro, ci sono le Attività Finanziarie e Assicurative che rappresentano il 2,7% dei rapporti di lavoro complessivi. "Le imprese delle Attività manifatturiere - aggiunge l'Istat - sono quelle con la maggiore percentuale di rapporti di lavoro (pari al 20,9%) per i quali si osserva una retribuzione oraria mediana pari a 12,59 euro".

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Crescono gli intermittenti

Nel report dell'Istat si annota infine che, "anche a seguito dell’abrogazione dei voucher, il numero di posizioni lavorative interessate dal contratto di lavoro a chiamata passa da 413,6 mila (con 336,6 mila individui diversi coinvolti) nel 2014 a 673 mila (con 520,2 mila individui) nel 2017 e continua ad aumentare anche nel 2018 seppure a tassi decrescenti". Negli anni "sta crescendo anche la quota di rapporti a chiamata con contratto a tempo determinato (dal 66,2% del 2014 al 82,5% del 2017). Il differenziale retributivo dei lavoratori con contratto a chiamata rispetto a tutti gli altri lavoratori con tipologia contrattuale differente è pari a -9,3% per le retribuzioni mediane".