Herpes labiale, come si riaccende

L'herpes labiale si riaccende quando si abbassano le difese: in momenti di tensione intensa o durante il ciclo mestruale. Da scartare i rimedi fai da te

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La febbre delle labbra o febbre sorda, due termini popolari che definiscono l’infezione da herpes labialis, si ripete la strana legge fisica dell’iceberg. Avete presente quelle enormi montagne di ghiaccio che si muovono lentamente lungo i mari artici? Ebbene, la loro caratteristica è quella di avere una parte invisibile, perché coperta dal mare, molto più ampia del “picco” che si staglia tra le onde.

Solo una piccola parte dei circa 10-12 milioni di italiani che vengono annualmente colpiti da herpes labialis, antiestetiche lesioni che interessano per la maggior parte donne giovani ma non risparmiano gli uomini, si cura regolarmente. Gli altri sopportano stoicamente, con dolore, prurito e disagio psicologico, la “riaccensione” di un virus che si nasconde nei gangli delle cellule nervose, per uscirne non appena l’organismo non è al massimo della forma.

Probabilmente su queste scelte incide la sensazione che contro l’herpes ci sia davvero poco da fare. D’altro canto, il virus è capace di rimanere nascosto anche per mesi. Poi, quando si è stanche, in prossimità del ciclo mestruale, se lo stress segna la vita o più semplicemente dopo un’intensa esposizione ai raggi del sole, si riattiva.

Dapprima l’infezione si manifesta nella futura sede della lesione, con arrossamento e prurito a cui seguono papule e vescicole spesso accompagnate da dolore. Infine le vescicole si rompono, creando un’ulcera che viene poi ricoperta da piccole crosticine giallastre.  Ora la scienza è riuscita a spiegare come mai questa infezione recidivante si risveglia. Alla base di tutto ci sarebbe una sorta di “fuga” dalle proteine che normalmente tengono il virus confinato all’interno dei gangli nervosi.

Il virus “inganna” il sistema difensivo

La spiegazione scientifica delle riaccensioni più o meno frequenti dell’infezione da herpes labialis, da non confondersi con il virus che provoca il fuoco di sant’Antonio (in questi casi si parla del virus Varicella-Zoster), arriva da una ricerca pubblicata su PLOS Pathogens e coordinata da Luis M. Schang, dell’Università Cornell di Ithaca, nei pressi di New York.

La chiave del fenomeno consisterebbe nella capacità del virus di “uscire dalla cella “ che il sistema difensivo del corpo ha creato. Il processo interesserebbe l’intero patrimonio genetico del virus. Cosa accade in pratica? Dopo l’invasione da parte del virus Herpes delle cellule nervose, queste riescono a circondare il genoma del virus grazie a speciali proteine che in pratica funzionano come una vera e propria gabbia.

Imprigionato all’interno della cromatina (una componente della cellule) il virus rimane dormiente. Ma in determinate circostanze alcune cellule non riescono a mantenere attiva questa sorta di “protezione” e quindi il genoma virale si ritrova libero e quindi in grado di replicarsi. Il risultato è che i legami che circondavano il patrimonio genetico virale non funzionano più, riprende la classica infezione che poi risale fino al labbro o, nelle forme che interessano l’apparato genitale, agli organi che ne fanno parte. La speranza, per ora si può parlare solo di questo, è che avendo capito come il virus riesce a riaccendersi si possano mettere in atto strategie tali da tenerlo meglio sotto controllo.

La debolezza aiuta il virus

L’infezione da herpes labialis è ricorrente, cioè tende a ripresentarsi nella stessa persona, in particolare quando le difese si abbassano. Il virus, che vive all’interno dei gangli nervosi per poi ridiscendere lungo i nervi fino alle labbra e causa la lesione approfittando della temporanea “debolezza” dell’organismo, “esca” dalla propria gabbia e si sposti fino alle labbra, dove appunto crea le lesioni.

Momenti di tensione intensa e, per il gentil sesso, l’arrivo del ciclo mestruale possono dare il via alla risalita del virus dai gangli nervosi dove si nasconde, e dove è inattaccabile. Allo stesso modo anche la presenza di febbre, non per niente si parla di febbre sul labbro, un calo delle difese immunitarie o carenze alimentari possono dare il via alla ripresa dell’antiestetica e fastidiosa lesione.

Per fortuna, a fronte di quasi otto persone su dieci che ospitano il virus nel loro corpo, solo in un venti per cento di casi (una decina di milioni di persone) l’infezione si riaccende con frequenza. Il motivo è che dopo la guarigione dall’infezione primaria, che a volte non crea alcun disturbo, il virus rimane per tutta la vita allo stato latente nell’organismo a livello di gangli sensitivi corrispondenti alla zona infetta, potendo così causare reinfezioni.

I rimedi popolari? Aiutano poco!

Per far fronte alla situazione, spesso si punta su rimedi artigianali che, oltre e non aver nulla di scientifico, non hanno alcun effetto sull’evoluzione dell’infezione. È quindi da scartare il succo di limone applicato sulla zona colpita dal virus che non solo non contrasta il nemico, ma può indurre un fortissimo bruciore sulle mucose scoperte. Del tutto inutile è anche il tentativo di mascherare le pustoline con il dentifricio. È vero, lo fanno ancora in tanti, ma è solo un tentativo destinato a fallireIndicato è invece il classico cubetto di ghiaccio da applicare sul labbro più volte al giorno: riduce l’infiammazione e il fastidio.

Sul fronte dei farmaci le  pomate con antivirali possono abbreviare il decorso della malattia, ridurre le complicazioni ed abbassare il pericolo di contagio pur senza prevenirla. Allo stesso modo possono aiutare cerotti autosolubili  per la terapia sintomatica dell’herpes, che sono in grado di alleviare dolore e bruciore, proteggere dall’esposizione ai raggi solari, nascondere la ferita prevenire prurito e formazione di croste e ridurre  il rischio di contagio.