la Repubblica
Il lavoro di Inzaghi, le intuizioni di Tare e i Fantastici Quattro: così è nata la Lazio spettacolo
La vittoria sulla Juve - settima di fila in campionato - ha certificato il ruolo di big della formazione biancoceleste. Milinkovic, Luis Alberto, Correa e Immobile la vera arma in più, tutti insieme costati come il solo Bernardeschi. L'obiettivo è la Champions, ma a cinque punti dalla capolista sognare è quasi obbligatorio
by GIULIO CARDONEROMA - "La Lazio è forte, più tecnica che fisica, lotterà per lo scudetto". Così parlò Maurizio Sarri, tecnico della Juve, dopo il ko di sabato all'Olimpico: è la certificazione dello spessore della squadra di Inzaghi, delle nuove ambizioni che la spingono in alto. L'obiettivo stagionale è la Champions, vero, ma a cinque punti dalla capolista, se non inizi a soffrire di vertigini, sognare è quasi obbligatorio. Anche perché i numeri sono significativi: terzo posto con la migliore differenza reti, secondo miglior attacco e seconda miglior difesa (una volta il punto debole, ma la Lazio è rimasta cinque volte con la porta inviolata); sette vittorie consecutive, record per Inzaghi; il suo goleador principe, Immobile, è in testa alla classifica cannonieri con 17 gol in 15 gare: in quelle giocate da titolare, è rimasto a secco solo nel derby (palo clamoroso) e contro la Juve (rigore sbagliato). E Luis Alberto è il re dell'assist nei 5 campionati top d'Europa (11).
Ma è il gioco divertente a impressionare, perfino più delle statistiche. Il segreto è tutto in quel modulo offensivo che è un perfetto mix delle idee del ds Tare e del coraggio del tecnico Inzaghi. I due sono amici da anni e vedono il calcio nello stesso modo. Insieme, in estate, dopo settimane "di riflessione" (parole dell'allenatore) a un certo punto hanno deciso di aprire un nuovo ciclo: "Questo è l'anno zero", disse Inzaghi. Lotito, che aveva aspettato la sua decisione, gli ha rinnovato il contratto e il progetto ha trovato nuova linfa. E anche un nuovo titolare, Manuel Lazzari, fortemente voluto da Inzaghi perché il "quinto" di destra era una delle lacune della formazione che già due anni fa aveva sfiorato la Champions. Gli altri acquisti, da Vavro a Jony al giovane Adekanye, non hanno per ora messo in difficoltà i titolarissimi. Lazzari, invece, è tra i protagonisti delle sette vittorie consecutive: dopo un inizio incerto, lo Speedy Gonzalez biancoceleste si è sbloccato e ora è importantissimo per gli schemi della Lazio.
La vera arma in più di Inzaghi sono indubbiamente i Fantastici Quattro. Tutti insieme, Milinkovic, Luis Alberto, Correa e Immobile sono costati (parliamo di cartellini) come il solo Bernardeschi: 45 milioni. È la filosofia di Lotito, perfettamente applicata sul mercato da Tare: spese contenute (il bilancio come priorità), fiducia nel senso di appartenenza del nucleo storico (Lulic, Radu, Parolo, Leiva, Immobile, lo stesso Strakosha), acquisti mirati con l'obiettivo di una crescita progressiva, che ora sta producendo il famoso e agognato salto di qualità. Sono cresciuti gradualmente, in questi anni, anche gli stipendi dei top player, a partire da Immobile e Milinkovic: un altro passo in avanti per ridurre il gap dalle big. La Lazio ha il sesto monte ingaggi del campionato, ma il gioco in questo momento è forse il migliore.
Merito di Inzaghi, appunto, e di quei quattro "tenori" che sanno esaltarsi in virtù di un'intesa che migliora di partita in partita. È da un anno esatto che il tecnico ha puntato su questa formula, insistendo su Luis Alberto mezzala - è il regista offensivo - lasciando il solo Leiva a proteggere la difesa, ma chiedendo nello stesso tempo a Milinkovic di sacrificarsi di più nel lavoro di copertura per evitare che la squadra perda equilibrio. Ovviamente il modulo offensivo agli avversari qualcosa concede, da dieci giornate le partite della Lazio si chiudono con almeno due gol complessivi, ma la produzione in attacco è davvero eccezionale e i risultati stanno lì a dimostrarlo.
Sembrava Cirodipendente, la Biancoceleste, invece il capolavoro contro la Juve ha ufficializzato che non è così. Milinkovic è tornato decisivo - il suo è un gol da fuoriclasse - e finalmente arriva qualche gol anche dalla difesa. Acerbi contro il Torino e Luiz Felipe contro la Juve: il primo vive un momento particolarmente felice, non a caso, in attesa del rientro di Chiellini, ha conquistato il posto di titolare in nazionale accanto a Bonucci. È lui il leader di una retroguardia che migliora, potendo contare sulla velocità di Luiz Felipe, l'esperienza di Radu e Bastos, la sorpresa Patric. Così come sono evidenti i progressi di Strakosha, molto reattivo tra i pali e ne sanno qualcosa CR7 e Dybala.
Altro segreto del successo, l'intesa di Inzaghi con il suo staff. Dal vice Farris e il tattico Cecchi fino al preparatore atletico Ripert, sono professionisti che da anni lavorano con l'allenatore piacentino e lo supportano con grande efficacia: la Lazio corre tanto e bene, privilegiando il gioco in verticale che valorizza le doti di Correa e Immobile. Lo staff tecnico opera in sinergia con lo staff medico e sanitario guidato dal dottor Rodia: pochi finora gli infortuni, il che di sicuro ha contribuito alla bellissima classifica.
La novità "filosofica" dell'anno, da parte di Inzaghi, è il turn over sistematico e non più estemporaneo. Una scelta nata per la necessità di evitare che i titolari arrivino sfiancati (e di conseguenza spesso vittime di infortuni) a primavera, momento clou della stagione, come accaduto in passato. In tanti sostengono che proprio il turn over abbia penalizzato la squadra in Europa League, dove la qualificazione avrebbe ormai del miracoloso (ma in certe partite dominate e poi perse, come a Cluj e con il Celtic, sono state più gravi le responsabilità di qualche titolare rispetto a quelle delle alternative), di sicuro il passo della Lazio in campionato è assolutamente straordinario. E Inzaghi sogna di replicare in Supercoppa, il 22 a Riad, il capolavoro di sabato sera: difficile che la Juve sbagli di nuovo, ma i biancocelesti vogliono sorprendere ancora.