Immigrato, il video in cui Zalone si dimostra bravo ma soprattutto furbo

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La canzone del comico pugliese che narra la giornata di un italiano medio alle prese con un immigrato ci fa ridere, ma non si schiera abbastanza da essere ideologicamente onesta

Il video con cui Checco Zalone ha lanciato il suo prossimo film, Tolo Tolo, ha ottenuto un numero impressionante di visualizzazioni (2 milioni in sole 48 ore) sul web, tanti commenti e un bel po’ di polemiche, rimbalzate tra le pagine dei giornali a firma di intellettuali di diverso schieramento. Il video ripercorre la giornata di un italiano medio che si vede perseguitato dalla presenza degli immigrati. Un immigrato in particolare, che incontra a una stazione di servizio, fuori da un supermercato, durante l’attesa a un semaforo e infine a casa, sdraiato sul divano, sotto lo sguardo voglioso della moglie. La canzone che accompagna le immagini ricorda per melodia e intonazione Celentano o Cutugno, due miti nazionalpopolari.

Il video è una conferma del talento di Zalone, il comico pugliese abile nel farci ridere, nel cogliere le nostre debolezze e palesarle in chiave comica. Ma Zalone qui mostra anche di essere furbo. Il suo video, difatti, compie un piccolo miracolo nell’Italia dei sovranisti e degli europeisti, di chi sostiene i porti chiusi e di chi è a favore di quelli aperti, di chi si batte per un’Italia che sia prima di tutto degli italiani e di chi è sempre a favore dell’accoglienza, vista come valore umano su cui non si può discutere. E il miracolo consiste nel far ridere entrambe le platee, opposte come il bianco e il nero, il giorno e la notte. La canzone Immigrato risulta divertente alla sardina come al capitone, all’uomo di sinistra come a quello di destra, a chi bazzica i centri sociali come a chi frequenta Casapound. Zalone non è populista ma (nazional)popolare, e in quanto tale integrato in entrambi gli schieramenti.

Però nella vita, alla fine, uno deve parlar chiaro: un messaggio inequivocabile lo deve lanciare, anche a rischio di risultare ridondante, scontato e, in quanto comico, di giocarsi una platea piuttosto che un’altra; e questo Zalone, abilmente, non lo fa. Non compie una scelta e si mantiene in bilico. La piccola parabola dell’italiano medio che si vede perseguitato da un nero ovunque e infine se lo trova a casa e si sente circondato da altre famiglie di etnie diverse che stanno progressivamente occupando il suo territorio è divertente, certo. E l’intento satirico è chiaro. Ma non chiarisce se il comico, sotto sotto, sta da una parte o dall’altra.

Io che sono di sinistra e sono per l’accoglienza rido nel vedere messe a nudo tutte le paranoie e i luoghi comuni che i miei connazionali nutrono nei confronti degli immigrati, ma rido anche io che sono di destra a e a favore dei porti chiusi, nel riconoscermi in una situazione che effettivamente esiste: la presenza irrisolta degli immigrati, l’espressione sempre più scoglionata di chi rimbalza l’offerta del rompiscatole senza permesso di soggiorno che vuole portarmi la spesa, farmi la benzina e poi… farsi mia moglie. L’africano illegittimo a letto con la legittima consorte è l’apoteosi dello stereotipo e del luogo comune, ma anche il culmine tragicomico di una convivenza forzata che parte alla stazione di servizio.

Certo, c’è una terza via: non schierarsi, sospendere ogni visione politica e lasciarsi andare a una risata liberatoria. Forse Zalone ci chiede questo. Divertirci e basta, nonostante le problematiche che solleva siano tremendamente reali.