https://cdn-static.dagospia.com/img/patch/12-2019/checco-zalone-fulvio-abbate-1249130.jpg

Fulvio abbate in difesa di checco zalone:nel suo video c’

FULVIO ABBATE IN DIFESA DI CHECCO ZALONE: “NEL SUO VIDEO C’È IL RIBALTAMENTO DI UN SENTIMENTO DI ASTIO VERSO GLI IMMIGRATI ATTRAVERSO LA CANDEGGINA DELL’IRONIA. VA’ PERÒ UN PO’ A SPIEGARLO A CHI MOSTRI UNO STANDARD MENTALE OSCILLANTE TRA VELTRONI E SALVINI. ZALONE HA FATTO UN’OPERAZIONE MANIERISTICA, SÌ È MESSO NEI PANNI DEL RAZZISTA MEDIO, MODELLO-BASE, NE HA RIPRODOTTO LE OSSESSIONI, LE PULSIONI ORDINARIE. E ADESSO SPIEGO PERCHÉ, CHECCO ZALONE, MI DEVI UN VERMUT…” - VIDEO


Fulvio Abbate per Dagospia

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/fulvio-abbate-1249129.jpg
FULVIO ABBATE

Checco Zalone mi deve una cena, o forse basterà un cordiale. Intanto per la solidarietà che gli sto manifestando a proposito delle critiche davvero esagerate appena ricevute fin dal promo musicale del suo nuovo film, “Tolo Tolo”. Secondo alcuni, infatti, il video musicale dove si fa il verso a Celentano nostro sarebbe implicitamente, se non direttamente, “razzista”. A me non sembra così per nulla, e nel dire questo rimando tutti all’interrogativo capitale che, in giorni di semplificazione subculturale, quasi quotidianamente pongo ininterrottamente a me stesso.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/08-2014/roland-barthes-579643.jpg
roland barthes

Eccolo, l’interrogativo: devo forse pensare che Roland Barthes sia giunto, un tempo, su questa terra del tutto inutilmente? Barthes, per chi non lo dovesse conoscere, è stato uno studioso di scienze umane che, fra molto altro, ha provato a spiegare l’ambivalenza del linguaggio: un semiologo. Proviamo con gli esempi: esiste, proprio per esempio, una figura retorica, detta “antifrasi”, che funziona così: ti do, metti, del “cornuto”, o dell’ “arruso”, o del “negro” per intendere altro dal significato apparente, anzi, per indicare il suo opposto, meglio, ribalto l’accezione negativa attraverso sarcasmo e ironia, depotenziando il negativo sia del significante sia del significato sia del referente.

E’ troppo difficile da comprendere? Senza bisogno di arrivare allo strutturalismo e alla linguistica di Saussure, assodato che perfino la semplice parola “cane” morde, come spiegano, appunto, i linguisti alla loro prima lezione, in questo video di Zalone c’è ribaltamento attraverso la candeggina dell’ironia, ribaltamento di un sentimento di astio verso gli immigrati, e ciò avviene segnatamente con un’antifrasi.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-video-immigrato-1248239.png
checco zalone video immigrato

Va’ però un po’ a spiegarlo a chi mostri uno standard mentale oscillante tra Veltroni e Salvini. Zalone ha fatto un’operazione, come dire, perdonate se parlo da laureato in filosofia, da “radical chic”, perdonate anche se penso che questa cosa qui non la capirebbero neppure, temo, ripeto, né Salvini né Veltroni, Zalone ha fatto un’operazione manieristica, sì è messo nei panni del razzista medio, modello-base, ne ha riprodotto le ossessioni, le pulsioni ordinarie, ossia: il “negro” arriva qui da noi per un ennesimo ratto delle Sabine, forse anche delle Sabrine, per citare una Venere nostra del cinema.

E adesso spiego perché Checco Zalone mi devi un vermut, chiamandomi in causa direttamente come scrittore: tra i miei libri ce n’è uno sui sentimenti - “LOve. Discorso generale sull’amore” (La nave di Teseo) - nel quale vive un capitolo che, temo, potrebbe non essere sfuggito agli sceneggiatori di Zalone. Dimenticavo: tratto da una storia vera. Lui, il “negro” impostore, si chiama Edison. Anzi, sai che ti dico? Ti incollo qui il racconto così com’è, ok? Leggi e poi capirai perché sto con Zalone.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-video-immigrato-1248237.png
checco zalone video immigrato

“Il pensiero più gretto che il razzista nostrano medio possa donare a se stesso, ogniqualvolta la televisione mostra le immagini dei migranti africani illuminati in viso e sulle braccia dall’arancione dei giubbotti salvagente, evoca l’immagine del ratto, nel senso del predatore.

“Questi qui, i negri, vengono da noi per rubarci il lavoro, ma anche per scopare le nostre donne, le nostre femmine; infami, merde!” Segue un moto di sofferenza interiore al pensiero che tali soggetti possano avere perfino seguito nei sogni femminili del primo continente, se non altro per le risapute ampie dimensioni dei loro peni. D’altronde, come ha fatto visivamente notare una carta sinottica delle grandezze genitali maschili, l’Africa nera e i Caraibi brillano in cima al palmarès fallico.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-video-immigrato-1248238.png
checco zalone video immigrato

L’immagine successiva dell’invasione e della minaccia assodata mostra un ragazzo sempre di colore, il viso presidiato dai dread, ormai integrato nella vita serale cittadina, ora in veste di bartender ora di buttadentro. E qui il pensiero sostanzialmente non muta, il razzista medio concede soltanto che si tratti ormai di una gara tra maschi: “Vuoi vedere che questo negro stasera si porterà a casa quella che piace a me, scommettiamo, eh?” (…) In un angolo, su di una pedana, con la musica del duo Azucar Moreno, Devorame otra vez, pura salsa sensual, un ragazzone nero balla con una bottiglia in pugno, balla ammirandosi, perfino con talento, balla e sembra dire sempre a se stesso: “Cono, ce l’ho fatta!”

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-video-immigrato-1248236.png
checco zalone video immigrato

Proprio lui, Edison, è l’attrazione del locale, sempre di lui si favoleggia ogni bene, ogni meraviglia. Ma adesso occorre un passo indietro, fino a inquadrare Gaspare e Marina a spasso per L’Avana, Cuba. E’ lì che i nostri amici hanno incontrato Edison, è lì che lui è entrato per la prima volta nel loro campo visivo: un ragazzo con una maglietta del Benfica. (…) Per l’intera durata del soggiorno Gaspare, Marina e Edison sono rimasti inseparabili: lui li ha accompagnati ovunque, compreso al Museo de la Revolucion, dove vivono tarlate le memorie dell’avventura castrista che Gaspare ha guardato con emozione mentre Edison si informava con Marina circa la posizione dei capocannonieri del campionato italiano principale e perfino cadetto; Edison gli ha poi parlato della santeria, portandoli infine a cercare cio che Gaspare assolutamente desiderava dal tempo in cui militava in Avanguardia Operaia, cioè un ritratto del terzo cardine della trinità rivoluzionaria, Camilo Cienfuegos, dove gli altri due sono Fidel e Ernesto Che Guevara.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-tolo-tolo-1248074.jpg
CHECCO ZALONE TOLO TOLO

Dovevate vedere che gioia negli occhi di Gaspare quando Edison, uscendo da un antro, si e presentato con il volto di Camilo impresso a fuoco su una tavoletta di legno! Infine, in serata, tutti a ballare, o magari ad ascoltare Edison e il suo pezzo forte, Piel Canela, un classico melodico d’America Latina: “Que se quede el infinito sin estrellas, / O que pierda el ancho mar su inmensidad / Pero el negro de tus ojos que no muera...” (“Lascia che l’infinito rimanga senza stelle / e il vasto mare perda la sua immensita / Ma il nero dei tuoi occhi non morirà.)

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-video-immigrato-1248235.png
checco zalone video immigrato

Cosi fino a quando Edison, una sera, ha fatto deflagrare una bomba di lacrime, confessando a chiare lettere di non resistere più a vivere a Cuba. Il distacco tra Gaspare, Marina e Edison, alla fine, e stato molto duro, al punto che poco prima di partire per fare ritorno a casa, Gaspare ha promesso a se stesso che avrebbe fatto di tutto per far venire Edison in Italia. Ci sono volute giornate e giornate a sollecitare i funzionari dell’ambasciata di Cuba all’Aventino, ma alla fine ce l’hanno fatta. Così un bel giorno Edison è planato a Roma a spese degli amici italiani, chitarra in spalla, e già lì all’aeroporto ha preso a suonare la canzone della loro amicizia, Que se quede el infinito sin estrellas...

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/checco-zalone-tolo-tolo-1248072.jpg
CHECCO ZALONE TOLO TOLO

Di lì a poco il lavoro a El Tendero. Inutile dire che Edison piace molto agli avventori del locale, lo ammirano perché effettivamente è un bel ragazzo, i tratti regolari, le gambe lunghe, un sorriso da conquistatore invidiabile. Edison, lo si è detto, piace anche a Gaspare e Marina, gli hanno approntato una piccola camera nella loro casa nel quartiere di San Giovanni, inizialmente destinata, almeno nel tempo analogico, a camera oscura per lo sviluppo e la stampa delle foto; così finalmente Edison è contento, e non c’è piacere maggiore per chi gli vuol bene.

Certo, il clima di piazza Re di Roma non è lo stesso de la Isla de la Juventud, però, pazienza. A breve tuttavia dovrà pazientare anche Gaspare. Già, pazienterà a casa dei suoi, perché nel frattempo Edison e Marina hanno scoperto anche loro di stare bene insieme, molto bene, ancora meglio senza la presenza di Gaspare. Così un pomeriggio hanno detto all’uomo di troppo, anzi, all’intestatario del contratto di locazione: “Siediti un attimino, io e Edison ti dobbiamo parlare.” Il ritratto di Camilo Cienfuegos di lì a poco è finito contro uno spigolo, spaccato in due, Cienf e Uegos.

https://cdn-static.dagospia.com/img/foto/12-2019/immagine-dal-set-di-tolo-tolo-di-checco-zalone-chi-1248069.jpg
IMMAGINE DAL SET DI TOLO TOLO DI CHECCO ZALONE - CHI

E tornato a vivere a casa dei genitori, ritrovando la sua camera da studente dell’istituto professionale, i vecchi amici delle palazzine li intorno anche questi sono tornati a farsi vivi con lui, a dargli pacche di incoraggiamento. Anche Aroldo, un suo vecchio amico d’infanzia, tecnico di lavatrici convertitosi ai computer, che abita ancora lì nel quartiere. Gaspare lo ascolta in silenzio, a capo chino, senza neppure ribattere un “eh eh”.” Non credo sia doveroso aggiungere altro. Zalone e i suoi produttori, Camilla Snebitt e Pietro Valsecchi, mi devono davvero un cordiale, spero sia chiaro a tutti.

LA POLEMICA -LE PUNTATE PRECEDENTI

''STUPORE E RACCAPRICCIO'' - CAMILLA NESBITT, PRODUTTRICE DI CHECCO ZALONE E MOGLIE DI PIETRO VALSECCHI, SCRIVE A DAGOSPIA E RISPONDE AD ALESSANDRA MAMMÌ: ''CREDEVO SAPESSE DISTINGUERE LA SATIRA DALLA REALTÀ. DOV'ERA QUANDO IL SUO GIORNALE, ''L'ESPRESSO'', PER ANNI HA RIEMPITO LE COPERTINE DI DONNE SCOLLACCIATE? LA SOLITA DOPPIA MORALE DELLA SINISTRA. AVREMMO VOLUTO LEGGERE TANTA INDIGNAZIONE E TANTO RISENTIMENTO ALLA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO DI SUO MARITO MARCO GIUSTI CHE…''

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/39-39-stupore-raccapriccio-39-39-camilla-nesbitt-produttrice-221184.htm

"PERCHE' NON ANDRO’ A VEDERE IL FILM DI ZALONE" – ALESSANDRA MAMMI’, MOGLIE DI MARCO GIUSTI, SUL CASO DELLA CANZONE 'IMMIGRATO': "QUEL CHE MI HA PIÙ IRRITATO NON È IL LEGITTIMO SOSPETTO DI VEDERE UN SPOT RAZZISTA MA LA CERTEZZA DI ESSERE DI FRONTE A UN MESSAGGIO SESSISTA. MA L’AVETE VISTA LA MOGLIE (BIANCA TRADITRICE) CHE OCCHIEGGIA ALLA VIRILE PRESTANZA DEL NERO? FA RIDERE, DICE IL MARITO (MIO). QUESTA NON È SATIRA MA BRUTALE MASCHILISMO" – VIDEO

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/quot-perche-39-non-andro-rsquo-vedere-film-zalone-quot-ndash-221176.htm