A Natale regalate un libro di poesia

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Ansa

Gli italiani sono “un popolo di poeti di artisti di eroi/di santi di pensatori di scienziati/di navigatori di trasmigratori”, è scolpito sul palazzo della Civiltà italiana dell’Eur, a Roma.

Ecco, anche di poeti. Anzi, gli italiani sono soprattutto dei poeti, visto che la parola è stata addirittura messa al primo posto nella dicitura sul celebre palazzo dell’epoca fascista (no, non illudetevi: questo è un post populista ma nessuno sosterrà che il fascismo ha fatto cose buone, è solo una scritta e comunque il palazzo fu completato solo nel 1952).

Secondo i dati del Rapporto Nielsen 2017, la poesia tricolore conta 950 case editrici e 1.040 collane dedicate, con un venduto annuo di 530 mila volumi. Wow!

Wow? Non proprio. Sempre secondo dati Nielsen, diffusi nei giorni scorsi in occasione della fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi”, che tra l’altro si tiene ogni inizio dicembre proprio a Roma all’Eur, il numero di volumi libri venduti in Italia nei primi 11 mesi del 2019 (esclusi i testi scolastici) è di 77,4 milioni.

Ciò significa che, prendendo per buono questo ritmo, e immaginando una piccola spinta dal Natale, il mercato italiano potrebbe valere a fine anno circa 90 milioni di volumi venduti. In pratica, questo popolo di poeti scrive ma legge (o compra) poco i versi degli altri, se la poesia - copia più, copia meno - pesa appena per circa lo 0,6% delle vendite totali. E nel comparto della piccola e media editoria, seppure in crescita, il 91% dei titoli non vende più di 100 copie.

Allora lancio un appello! Italiani. Sì, dico a voi, italiaaaani! A Natale regalate un libro, ma non un libro qualsiasi: fate contenti compagnx, parenti o amici con un volume di poesia.

Proprio come abbiamo fatto dopo il crac di Parmalat, ricordate? Era il 2003! Allora le persone si misero a comprare latte italiano per sostenere l’azienda di Collecchio. E tutti insieme la risollevammo, inzuppando biscotti in un prodotto inconfutabilmente riconducibile alle nostre mucche. E poco importa se nel 2011 Parmalat fu scalata dai francesi di Lactalis, che si misero in cassa anche i circa 1,4 miliardi di euro recuperati dal risanatore Enrico Bondi. Noi, noi italiani intendo, fummo degli eroi nazionali! 

Per non parlare della crisi Fiat, questa ve la ricordate di certo! Sergio Marchionne ci mise del suo arrivando al Lingotto, nel 2004, per risollevare una casa automobilistica a un passo dalla bancarotta. Ma chi si precipitò nei concessionari ad acquistare la Grande Punto o la nuova Cinquecento? Noi italiani, sempre noi! Gli stessi che si indignano se uno straniero si compra un brand di casa nostra, o se vengono a sapere - udite, udite! - che la Nutella è fatta con nocciole turche (l’ho dichiarato che questo è un post populista, qui si rimesta nel populismo più becero).

Dunque, almeno quest’anno, a Natale regalate un libro di poesia! 

Ma non fatelo perché siete populisti. Fatelo perché la poesia sorprende, emoziona, commuove, puoi leggerla quando vuoi, puoi aprire un libro a caso e prendere solo qualche verso, prima di addormentarsi poi è una ninna nanna, spesso è in volumi tascabili, parla di infinito e costa pochi euro, sa essere intelligente e intellettuale, talvolta però scherza e talvolta si ribella, ti fa innamorare, la puoi leggere a chi ami e con chi ami, la puoi recitare ad alta voce, sentire come suona bene, sentire che non ti suona, oppure puoi rimuginarci sopra, fissarti su una parola, citarla, copiarla su un diario, impararla a memoria, recitarla a cena, prima di fare l’amore o dopo aver fatto l’amore. E poi si copia rapidamente su Facebook e su Instagram, ti fa prendere like facili. 

Insomma, italiani, sostenete la poesia, che custodisce le strutture profonde della nostra bellissima lingua. 

E come chiudere un post populista su poesia e regali di Natale, se non con delle poesie sul Natale? Sono poeti della tradizione, ma informatevi che di viventi ce ne sono tanti...

“Er Presepio” di Trilussa

Ve ringrazio de core, brava gente,

pé ’sti presepi che me preparate,

ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,

si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,

da secoli lo spargo dalla croce,

ma la parola mia pare ’na voce

sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;

cerca sempre de fallo più sfarzoso,

però cià er core freddo e indifferente

e nun capisce che senza l’amore

è cianfrusaja che nun cià valore.

″È nato! Alleluia!” di Guido Gozzano

È nato il sovrano bambino,

è nato! Alleluia, alleluia!

La notte che già fu sì buia

risplende di un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie

suonate! Squillate, campane!

Venite, pastori e massaie,

o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,

ma come nei libri hanno detto

da quattromill’anni i profeti,

un poco di paglia ha per letto.

Da quattromill’anni s’attese

a quest’ora su tutte le ore.

È nato, è nato il Signore!

È nato nel nostro paese.

Risplende d’un astro divino

la notte che già fu sì buia.

È nato il Sovrano Bambino,

è nato! Alleluia, alleluia!

“L’Albero dei Poveri” di Gianni Rodari

Filastrocca di Natale,

la neve è bianca come il sale,

la neve è fredda, la notte è nera

ma per i bambini è primavera:

soltanto per loro, ai piedi del letto

è fiorito un alberetto.

Che strani fiori, che frutti buoni,

oggi sull’albero dei doni:

bambole d’oro, treni di latta,

orsi dal pelo come d’ovatta,

e in cima, proprio sul ramo più alto,

un cavallo che spicca il salto.

Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,

ed ecco, adesso, mi sono destato:

nella mia casa, accanto al mio letto

non è fiorito l’alberetto.

Ci sono soltanto i fiori del gelo

sui vetri che mi nascondono il cielo.

L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:

io lo cancello con un dito.