La tragedia della babysitter Shirley Ortega, morta nell'incidente del filobus a Milano

"Credo che la più vera dimostrazione che fosse una donna splendida sia nelle tante persone che sono venute a salutarla qui in ospedale", ha dichiarato il compagno di Shirley

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La babysitter Shirley Ortega Calangi, 49 anni, era una donna seria ed affidabile. Basta ascoltare i racconti delle famiglie presso cui prestava servizio da quando era in Italia per mantenere la figlia 26enne. Sabato 7 dicembre, uno dei pochi giorni in cui non lavorava, la donna era stata sbalzata fuori dal filobus dopo lo scontro provocato dall’autista con un camion dei rifiuti. Per lei non c’è stato nulla da fare. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera

I «suoi» bambini sono disperati. Li curava da anni, in quel rapporto che fa di una baby sitter molto più di una professione: perché questo era diventata Shirley Calangi per la famiglia presso la quale lavorava, un’amica per i genitori (che domenica hanno incontrato il sindaco al «Policlinico» e gli hanno parlato a lungo), una «zia» per i bambini. Intanto sua figlia, 26 anni, è partita dalle Filippine per arrivare a Milano e riunirsi ai suoi parenti. La donna morta nello schianto di viale Bezzi aveva un fratello in Sicilia, al quale si era appoggiata al suo arrivo in Italia nel 2007, e una sorella a Milano, con la quale continuava a condividere quasi tutti i suoi momenti di tempo libero. 

Il compagno Christian Ghinaglia, dopo l’incidente, ha dichiarato: ” Credo che la più vera dimostrazione che fosse una donna splendida sia nelle tante persone che sono venute a salutarla qui in ospedale”. 

“Shirley mi è stata dipinta come una donna straordinaria, gran lavoratrice, estremamente affidabile. Mi ha colpito il racconto della famiglia presso la quale lavorava e dell’affetto che tale racconto esprimeva. Una storia come tante, una donna immigrata che svolgeva con dedizione il suo lavoro. Sono profondamente addolorato - ha spiegato il sindaco di Milano Beppe Sala - e sono conscio di dover fare tutto il possibile per garantire ai miei concittadini le condizioni di vita dignitosa e sicura che meritano. E di sentirmi pienamente responsabile quando ciò non avviene. A nome di Milano esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e alla comunità filippina”.

Inizialmente la versione dei fatti era piuttosto confusa, ma in seguito i filmati delle telecamere che hanno ripreso l’incidente hanno fornito una versione più chiara di quanto accaduto. Il Corriere racconta che: 

Il camion stava impegnando l’incrocio regolarmente, in quanto il semaforo era verde. Il conducente del filobus avrebbe dovuto fermarsi, invece ha proseguito e ha impattato contro il camion. Un impatto devastante, che avrebbe potuto determinare altre vittime, poiché il filobus ha invaso la corsia opposta, in quel momento vuota. Un impatto a causa del quale dal mezzo si è staccata una portiera, volata via, e da quello squarcio Shirley è precipitata, picchiando violentemente il capo sull’asfalto. Era entrata in coma, i medici del Policlinico avevano escluso ogni possibilità di sopravvivenza. Sabato sera, Shirley aveva ricevuto l’estrema unzione.

A bordo del mezzo c’erano altri 14 passeggeri. Tutti sono rimasti contusi o feriti ma nessuno in condizioni gravi. L’autista del filobus è infatti riuscito ad evitare lo scontro con le auto parcheggiate dopo aver distrutto un semaforo ed aver invaso la carreggiata opposta, dalla quale in quel momento non proveniva nessuno. Sono in corso aggiornamenti per stabilire cosa abbia portato il conducente a non vedere il rosso: se per esempio fosse al cellulare; se sia stato abbagliato dal sole o se fosse in ritardo sulla tabella di marcia e dovesse recuperare tempo. Le autorità hanno escluso che l’autista avesse bevuto ed hanno accertato che l’autista del filobus fosse entrato in servizio da pochi minuti (forse cinque) e questo renderebbe ancora più inspiegabile un’infrazione tanto grave.

L’autista sarà imputato di omicidio stradale mentre l’Atm (l’azienda milanese dei trasporti), dopo aver espresso il proprio cordoglio, ha avviato un’indagine interna contemporanea a quella della magistratura.