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La settimana dei nodi al pettine

Con il deciso rialzo di venerdì scorso i mercati hanno mostrato l’intenzione di voler archiviare in fretta e furia le perplessità.

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Con il deciso rialzo di venerdì scorso i mercati hanno mostrato l’intenzione di voler archiviare in fretta e furia le perplessità che ad inizio settimana hanno fermato la cavalcata del toro e comportato un arretramento abbastanza significativo. Il veloce recupero, effettuato dagli indici USA a partire dalla serata di martedì scorso, ha trovato coronamento proprio nell’ultima seduta della settimana, quando l’azionario americano è riuscito a completare il ritorno sui valori finali della settimana precedente, a pochi punti dal massimo storico. Degli 84 punti che martedì pomeriggio l’indice SP500 era riuscito a perdere dai massimi assoluti, realizzati mercoledì 27 novembre, ne sono stati recuperati ben 76 e solo 8 mancano ora per battere ancora una volta il record che si staglia a quota 3.154.

Il motivo di questa caduta e recupero è tutto nelle parole al vento di Trump, che dapprima ha dato l’impressione di non aver fretta di chiudere l’accordo con la Cina, che si era allontanato dopo l’approvazione da parte del Congresso USA del Democracy Act a sostegno dell’opposizione di Hong Kong, poi ha velocemente cambiato idea proprio martedì, rilanciando per l’ennesima volta le speranze di accordo imminente e stimolando così l’avidità speculativa dei mercati.

Un’ulteriore spintarella è arrivata poi dalle stime sulla creazione di posti di lavoro in novembre, rilasciate venerdì, alle 14,30, prima dell’apertura dei mercati americani. A dispetto della scarsa creazione di lavoro da parte del settore privato, che le stime ADP di mercoledì avevano evidenziato, il dato globale ed ufficiale dell’Ufficio Statistico del Ministero del Lavoro USA, ha sorprendentemente e contraddittoriamente comunicato un dato magnifico, cioè ben 266.000 buste paga non agricole create a novembre, dopo sei mesi di dati inferiori a 200.000. C’entrano le assunzioni a termine della grande distribuzione commerciale per fronteggiare le vendite natalizie. C’entra la fine dello sciopero alla General Motors, che ha permesso di riconteggiare le riduzioni di ottobre. Ma c’entra soprattutto il metodo utilizzato per le stime, che lascia enorme discrezionalità politica a chi le effettua. In questo modo, come è già successo varie volte in passato, ogni mese possono essere manipolate abbondantemente le singole stime, a seconda del messaggio che si vuole inviare ai mercati.