Eurozona, un piano coordinato per la crescita
by Diana Bin e Pieremilio GaddaL’Eurozona vuole gettare basi più solide per la crescita futura, e intende farlo grazie a un nuovo pacchetto coordinato di stimoli monetari e fiscali – il più potente dal 2008. Ma affinché queste misure abbiano effetti concreti sull’economia del Vecchio Continente, non si può prescindere da un impegno collettivo, a partire dal contributo attivo dei singoli governi. È questo il messaggio lanciato da Banca Centrale Europea e Commissione Ue, ai cui vertici si sono da poco insediate, rispettivamente, Christine Lagarde (che ha raccolto il testimone da Mario Draghi) e Ursula von der Leyen. Un messaggio rivolto in primis alla Germania, ripetutamente esortata dalle istituzioni europee ad incrementare gli investimenti pubblici per dare impulso alla crescita, anche a costo di rinunciare a una fetta del proprio surplus di bilancio.
Stando all’analisi di Sabrina Khanniche, senior economist, e Steve Donzé, senior macro strategist di Pictet Asset Management, il grosso dello stimolo proverrà proprio dalla Germania, la cui economia, molto legata al settore manifatturiero, appare prossima a una recessione. La posizione fiscale tedesca rettificata per il ciclo economico, osservano gli esperti, “si sposterà il prossimo anno verso lo 0,8% del Pil, rispetto al -0,7% del 2018”. Ma questo potrebbe non bastare. “La Germania pesa per quasi un terzo del Pil dell'eurozona, e la nostra analisi indica che il suo piano di spesa per il 2020 non aggiungerà più di 40 punti base alla crescita del Paese per lo stesso anno”. Insomma, Berlino dovrà impegnarsi di più per stimolare la propria economia – “riducendo i contributi per la previdenza sociale o introducendo incentivi per l'acquisto di beni sostenibili, per incrementare il reddito delle famiglie e sostenere la spesa al consumo”, riflettono Khanniche e Donzé.
Da parte sua la Bce ha varato un piano che prevede la ripresa (dal 1^ novembre) degli acquisti netti di asset (Qe) a un ritmo di 20 miliardi mensili. “Ipotizzando che la Bce condurrà il programma con un ritmo uniforme fino al raggiungimento del limite autoimposto, prevediamo un’iniezione di quasi 500 miliardi di euro nei prossimi due anni, il livello più alto dal 2014 e superiore alla media degli ultimi 12 anni”, commentano gli esperti di Pictet.
Non finisce qui: la Bce potrebbe rinnovare il suo attuale programma di rifinanziamento lungo termine (TLTRO, Targeted Longer-Term Refinancing Operations) e, nello scenario più estremo, potrebbe ammorbidire ulteriormente i termini del programma offrendo, ad esempio, una linea di credito perpetua alle banche in difficoltà. O potrebbe fare ricorso a una politica di controllo della curva dei rendimenti, come in Giappone. Certo, riconoscono i due analisti, forse Lagarde non dovrà arrivare a tanto. Ma il messaggio è chiaro: “se le condizioni dell'economia globale dovessero peggiorare, le istituzioni hanno numerose opzioni tra cui scegliere per sostenere la crescita”.