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Quei proiettili nel campo dove venne trovata Yara

La scoperta in diretta tv durante Mattino Cinque: 9 proiettili inesplosi nel prato di Chignolo d'Isola dove venne ritrovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio

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Un luogo nero, maledetto, cui si aggiunge un piccolo giallo. Quello costituito da 9 proiettili, 2 in un apposito contenitore di plastica e 7 a terra. Quasi nuovi, inesplosi. Li ha trovati questa mattina la giornalista Mediaset Barbara Montrasio durante il collegamento in diretta per il programma Mattino Cinque su Canale 5. La scoperta è stata fatta nel prato di Chignolo d’Isola, in provincia di Bergamo, in cui il 26 febbraio 2011 fu rinvenuto il corpo senza vita di Yara Gambirasio, la tredicenne che era scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre 2010. Un caso che aveva tenuto l’Italia con il fiato sospeso per diversi anni.

I proiettili secondo alcuni esperti sarebbero un calibro 7.65, non atti all’uso sportivo delle armi da fuoco e non sarebbero mai stati usati. Sono praticamente nuovi di zecca o quasi. A quel punto la giornalista ha contattato i carabinieri che sono intervenuti sul posto e hanno preso in consegna i proiettili per refertarli. Inoltre l’altarino commemorativo per Yara, che si trovava sul ciglio della strada accanto al prato, è stato spostato all’interno, probabilmente per preservarlo dal traffico di veicoli.

La redazione di “Mattino Cinque” aveva deciso di attivare il collegamento in diretta tv con il prato divenuto tristemente famoso per dare risalto alla notizia di ieri, le parole del consulente legale della Procura di Bergamo Giorgio Casali riguardo all’esistenza di DNA di Ignoto 1 depositato presso l’ospedale San Raffaele di Milano. Parole clamorose secondo il legale di Bossetti, l’avvocato Claudio Salvagni, che ha ricordato che le richieste di confrontare i DNA del suo assistito con quello di Ignoto 1 erano sempre state respinte per insufficienza di materiale genetico per il confronto.

Bossetti, 49 anni, è il carpentiere di Mapello che il 13 ottobre 2018 è stato condannato in via definitiva alla pena dell’ergastolo con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio. Il 15 giugno 2011 gli inquirenti avevano isolato una traccia di DNA maschile, appartenente al cosiddetto “Ignoto 1”. Da un successivo confronto con il codice genetico di 20mila persone 8un’indagine senza precedenti al mondo) si era arrivati a Massimo Bossetti, ai cui polsi erano scattate le manette il 16 giugno 2014.

Le indagini appurarono che Yara Gambirasio era morta in quel prato per le ferite da taglio e per il freddo sopraggiunto nella notte.

Stamattina quello che appariva come un semplice aggiornamento da uno dei luoghi del caso Yara si è tinto di giallo con il ritrovamento di questi proiettili. Su quel prato ancora oggi sembra gravare un alone oscuro, quasi indefinito, di maledizione.