Bioplastica dalle scaglie e dalla pelle del pesce: premiata l’invenzione di una giovane designer inglese che valorizza gli scarti
by Agnese CodignolaUna giovane designer inglese di nome Lucy Hughes, laureata dell’Università del Sussex, si è aggiudicata il James Dyson Award, sbaragliando oltre mille concorrenti di 28 paesi e vincendo le 30 mila sterline in palio. Il merito è della sua bioplastica, ottenuta dalle scaglie di pesce, materiale finora non utilizzato nelle plastiche ecocompatibili, ma che sta mostrando caratteristiche potenzialmente assai utili.
Come racconta lo Smithsonian Magazine, da tempo interessata ai materiali di scarto, e sconcertata dalle statistiche che rivelano come il 40% degli imballaggi di plastica sia utilizzato una sola volta, e che nel 2050 nel mare ci saranno più plastiche che pesci, Hughes è andata a visitare un impianto di lavorazione del pesce nella costa meridionale, e da lì era tornata con l’idea di utilizzare le scaglie e la pelle per ricavarne una nuova bioplastica. Hughes ha così iniziato a testare molte risorse marine locali, dalle alghe al chitosano (un derivato della principale proteina del guscio dei crostacei, la chitina) da usare come agente legante per tenere insieme pelle e scaglie, e, dopo oltre 100 esperimenti, ha messo a punto la sua MarinaTex.
Hughes ha ottenuto una plastica traslucida, forte e flessibile, che può essere utilizzata per il packaging alimentare (questa la destinazione principale immaginata nella prima fase) ma anche per molti altri scopi, che si degrada in sei settimane e che, a differenza di altri prodotti simili, non richiede alte temperature per la sintesi né catalizzatori o adiuvanti chimici per la disgregazione. Da un merluzzo si ottengono fino a 1.400 buste di MarinaTex, e ora Hughes spera che arrivino fondi pubblici e privati per ottimizzare la produzione e iniziare a dare vita a una vera e propria filiera, che dagli impianti di lavorazione del pesce porti la sua plastica fino al supermercato.