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Film sul martire ​Otto Neururer vince il Festival cattolico 'Mirabile Dictu'

Nella decima edizione della rassegna creata  e presieduta da Liana Marabini premiato anche il documentario su Tolkien e il cortometraggio su un giovane cappellano di Szentendre

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Ha raggiunto il traguardo della X edizione l’International Catholic Film Festival “Mirabile Dictu”, ideato nel 2010 dalla regista e produttrice Liana Marabini per dare spazio ai produttori e ai registi di film, documentari, docu-fiction, serie tv, cortometraggi e programmi che promuovono valori morali universali e modelli positivi. Il Festival, che fin dalla prima edizione gode dell’Alto Patronato del Pontificio Consiglio per la Cultura, e che quest’anno ha avuto come filo conduttore l’eroismo dei sacerdoti, si è concluso ieri sera a Roma con la cerimonia di premiazione presso la Terrazza degli Aranci dell’Hotel Cavalieri, alla presenza dei finalisti provenienti da 11 Paesi diversi, in un respiro sempre più internazionale.

Il Premio per il miglior film è andato a “Otto Neururer, Hope Through Darkness” di Hermann Weiskopf (Austria); miglior regista Derick Cabrido con il film “Clarita” (Filippine); miglior cortometraggio “Faces” di Ernő Zoltán Balogh (Ungheria); miglior documentario “J.R.R. Tolkien. An Unexpected Friend” di Ricardo del Pozo (USA).

“Desidero testimoniare ancora una volta la vicinanza a Liana Marabini del Dicastero che io presiedo, il Pontificio Consiglio per la Cultura – ha affermato nel suo saluto introduttivo il cardinale Gianfranco Ravasi –. Liana Marabini ha voluto, attraverso questi 10 anni e anche recentemente, allargare l’arcobaleno delle arti: ha cominciato dal cinema, ma ha anche interessi nel mondo del libro, quest’anno ha iniziato un percorso con la Biennale d’Arte Sacra… I suoi interessi sono molteplici e soprattutto è stata vicina a noi, al nostro Dicastero vaticano. La mia è una testimonianza d’affetto, di vicinanza a lei”.

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 Il Cardinal Ravasi con Liana e Mauro Marabini

Riprendendo il filo conduttore del Festival, l’eroismo del sacerdote e la sua testimonianza, il cardinale ha richiamato l’etimologia greca della parola testimone, che deriva da “martire”. Alcuni dei primi tentativi della nascente Settima Arte, il cinema, hanno riguardato la passione di Cristo crocifisso: “Possiamo quindi dire che il cinema è iniziato proprio con questa testimonianza di sangue che ha striato le pietre della Terra Santa per poi continuare, ad esempio con ‘Il processo di Giovanna d’Arco’ di Bresson, un film di straordinaria potenza, in cui c’era la testimonianza di una donna martire, o ‘Il silenzio’ di Martin Scorsese, un’evocazione del martirio in Giappone”. “Io direi quindi che la testimonianza – ha osservato il cardinale Ravasi – sia una delle componenti fondamentali dell’autenticità di una fede: la parola è importante, ma alla fine c’è la vita stessa che attesta ciò che si dice con le labbra”. “Questo filo conduttore è ininterrottamente presente, perché non dobbiamo ignorare che anche oggi, in alcune nazioni, ci sono dei testimoni che non lo dicono soltanto con le loro parole, ma appunto con la loro testimonianza”. “Ognuno di noi, nel proprio campo, deve dare un minimo di testimonianza – ha concluso il porporato –. Le gradazioni sono molteplici, ma anche nelle piccole cose v’è la testimonianza di un martirio quotidiano. Ognuno deve fare la sua parte, anche se è piccola; ognuno deve avere il suo piccolo martirio, anche se modesto e ignoto”.

La presidente del Festival, Liana Marabini, da parte sua ha ringraziato i presenti e i numerosi produttori che da ogni parte del mondo hanno candidato le loro opere. Oltre 1.500 le pellicole pervenute quest’anno alla segreteria del Festival.

Questi i vincitori decretati dalla Giuria – presieduta dalla principessa Maria Pia Ruspoli, attrice, e composta dall’attore inglese Rupert Wynne-James, dalla produttrice televisiva italiana Oriana Mariotti, dal distributore e produttore austriaco Norbert Blecha, dal distributore francese Hubert-Henri de la Valière – ai quali è stato consegnato il Pesce d’Argento, ispirato al primo simbolo cristiano.

- Miglior cortometraggio: “Faces” di Ernő Zoltán Balogh (Ungheria).

È la storia di una notte tragica del 1919: Kucsera Ferenc, giovane cappellano di Szentendre, viene arrestato dai soldati sovietici. Il film mostrerà il suo martirio, nel più ampio contesto storico dei rivolgimenti violenti e disordinati di un mondo al collasso e di un’ideologia con tutte le sue contraddizioni.

Le altre due pellicole finaliste erano: “Havenly Joy” di Natalia Fedehenko (Russia), e “Coming Back” di Alessio Rupalti (Regno Unito).

- Miglior documentario: “J.R.R. Tolkien. An Unexpected Friend” di Ricardo del Pozo (USA).

Un viaggio alla scoperta del significato cristiano della celebre opera dello scrittore cattolico Tolkien “Il Signore degli Anelli”. Si tratta di una parabola? Orchi, elfi e hobbit nascondono in realtà la “perla preziosa” del Vangelo?

Gli altri due titoli in gara: “Glorious Lives: Cardinal William Allen” di Robin Varghese (USA); “Santiago Gapp. The priest who confronted Hitler” di Manuel Cabo (Spagna).

- Miglior regista: Derick Cabrido con il film “Clarita” (Filippine).

Manila, 1953. La fede dei sacerdoti Salvador e Benedicto è messa a dura prova dalla possessione demoniaca di una donna di nome Clarita, sulla quale sono chiamati ad operare un esorcismo. Nel loro tentativo di aiutare la donna, incontreranno ostacoli demoniaci che danneggeranno le loro vite e porteranno al limite la loro fede. Alla fine, l’anima di Clarita sarà salva, o il Male avrà la meglio su di lei?

Gli altri due cineasti finalisti erano: Augusto Tamayo per “Rosa Mistica” (Perù); Jean-Marie Benjamin per “Ci alzeremo all’alba” (Italia).

- Miglior film: “Otto Neururer, Hope Through Darkness” di Hermann Weiskopf (Austria).

È la vera storia del sacerdote cattolico austriaco Otto Neururer, ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Buchenwald nel 1940. Dopo che la sua attività clandestina di catechesi e amministrazione dei sacramenti nel campo venne scoperta, fu segregato e sottoposto a una lenta e dolorosa agonia. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1996.

In competizione erano anche “Joseph Freinademetz, The First Saint to Ever Serve in Hong Kong” di Lai Nor Ngan (Hong Kong); e “The Inspection” di Jacek Raginis-Królikiewicz (Polonia).

- Il Premio speciale per l’Evangelizzazione della Capax Dei Foundation è andato al film “Joseph Freinademetz, The First Saint to Ever Serve in Hong Kong” di Lai Nor Ngan (Hong Kong). Viene presentata la figura di Joseph Freinademetz, sacerdote austriaco, membro della Società del Verbo Divino, missionario in Cina a fine Ottocento, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2003.