La trasformazione digitale secondo AWS

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All'AWS Tranformation Day 2019, Phil Le-Brun ha insistito sul concetto di trasformazione digitale, spiegando come troppo spesso non viene applicato correttamente, portando l'effetto opposto di quello desiderato

"Cosa significa trasformazione digitale?Phil Le-Brun, Enterprise Strategist presso Amazon Web Services, ha esordito con questa domanda durante il keynote dell'AWS Tranformation Day 2019, dedicato proprio a questo concetto.

Può sembrare una domanda scontata, quasi banale, ma come ha spiegato Phil, il concetto non è poi così chiaro: "Entro il 2023 le stime della spesa annuale per le trasformazioni digitali sono oltre i 2 trilioni di dollari, ma con ben oltre il 50% della spesa considerata finora sprecata, sembra un concetto molto importante da comprendere meglio".

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A sentire l'Enterprise Strategist di AWS, la domanda che le aziende dovrebbero porsi prima di affrontare questo percorso è un'altra: "Quale problema stiamo cercando di risolvere?". Questo perché nella foga di innovare, molti non hanno ben chiari gli obiettivi che vogliono raggiungere, con il risultato di partire col piede sbagliato. 

Il primo errore è pensare che la trasformazione digitale sia una questione prettamente tecnologica quando il vero cambiamento deve essere prima di tutto culturale. Le tecnologie possono aiutare, ma non devono essere necessariamente al centro. "La trasformazione digitale consiste principalmente nella continua evoluzione della cultura di un'organizzazione e nel coinvolgimento dei clienti grazie al supporto dalla tecnologia, quando necessaria" - ha proseguito Phil -  "Trasformazione significa creare agilità organizzativa di fronte alle mutevoli esigenze dei clienti e a contesti competitivi".

I tre elementi alla base della trasformazione digitale

Per comprendere a pieno come la trasformazione digitale possa essere significativa per una specifica azienda, Phil consiglia di valutare tre elementi: lo stato attuale e futuro del customer journey, i dati e l'utilizzo di un linguaggio semplice, comprensibile e chiaro a tutti.

Il customer journey è il primo fattore. Si tratta di quel percorso che fanno gli acquirenti per acquistare un prodotto o un servizio. Ottimizzarlo, per esempio semplificando le procedure di un e-commerce, può fare la differenza, ma non è sufficiente. Per abilitare la trasformazione è necessario guardare anche a quelle altre strade che non sono state considerate, ma che potrebbero fare la differenza, attirando nuove tipologie di clienti o fidelizzando quelli attuali. "Nel caso di McDonald's, queste nuove strade includevano la consegna a domicilio, l'ordinazione da remoto, il ritiro su strada e il servizio al tavolo" - ha proseguito Phil - "Il viaggio dovrebbe avere un livello di dettaglio gestibile, senza definire ogni eccezione paralizzante, ma anche senza cercare di standardizzare o generalizzare eccessivamente le esperienze".

Per identificare quali strade si possano percorrere, l'unica via è quella di affidarsi ai dati, il secondo fattore che abilita la trasformazione digitale. Possono essere ricerche di mercato, sondaggi, ma anche tutti quelli raccolti nei punti vendita, sia online sia offline, come il tasso di abbandono dell'app mobile e la velocità del servizio. "Questo probabilmente crea osservazioni che portano ad ipotesi sul perché i clienti agiscono in un determinato modo in certe situazioni, materiale ideale per esperimenti futuri. La curiosità dovrebbe essere la competenza chiave".

Il terzo punto non ha molto a che vedere con la tecnologia ma è fondamentale: la semplicità del linguaggio. Usare un linguaggio semplice, comprensibile da tutti, è fondamentale per farsi comprendere, per evitare di mandare messaggi confusi e poco chiari. "Un collega ha gestito questo processo di trasformazione per il mio team di sviluppo tecnologico e non ci siamo lasciati con una visione e dichiarazioni di missione" - ha proseguiti Phil - "ma con diverse ambizioni e la nostra "dichiarazione d'orgoglio", evidenziando sulla base di una spinta viscerale su quali punti di forza il team voleva iniziare a costruire". 

Phil ha poi concluso il suo keynote con un consiglio "Mettetevi nei panni dei vostri clienti, cercate di capire davvero quali sono le loro esigenze e poi applicate la tecnologia secondo le necessità e avrete un’azienda migliore".

AWS continua a investire in Italia 

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Il Transformation Day di AWS è stata anche l’occasione per fare il punto sullo sviluppo dell’azienda. I risultati globali sono a dir poco strabilianti: 36 miliardi di dollari di fatturato (annualizzati al terzo trimestre 2019), con una crescita anno su anno del 35% (sempre Q3 2019 vs Q3 2018). Il cloud sta però sempre più diventando anche una questione locale, perché dietro i servizi c’è sempre del “ferro” e non è indifferente dove si trovano i data center del cloud provider. Sia per questioni di performance, che comunque già oggi con una maggiore diffusione di collegamenti internet a banda larga è garantita, sia per questioni normative e di business, che spingono le aziende a posizionare le risorse cloud in determinati territori. In questo contesto, si confermano gli investimenti di AWS in Italia. Da pochi giorni sono attive tre nuove Edge Location nel nostro Paese, che si aggiungono a quelle già esistenti a Milano e Palermo. AWS ha potenziato Milano con due ulteriori Edge Location ed ha aperto la prima a Roma. Al Transformation Day è stato anche confermato che nel 2020 verrà aperta una Region in Italia a Milano. L’apertura di una Region è un passo fondamentale, sia per i servizi e le prestazioni che AWS potrà aprire in Italia, sia come segnale molto forte dello sviluppo di tutto l’ecosistema italiano. È stato anche fissato un duplice appuntamento importante per il 2020, con l’AWS Summit, che l’anno prossimo si svolgerà il 19 maggio a Milano e il 26 maggio a Roma.