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Linea Bianca, Massimiliano Ossini a Blogo: "La montagna rende umani e solidali. In tv c'è bisogno di ottimismo"

Il conduttore risponde alle domande di Tvblog sulla nuova stagione di Linea Bianca e sulla sua vita professionale

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Chiusasi la stagione di Linea Blu, torna su Rai1 il consueto appuntamento con Linea Bianca, il programma naturalistico dedicato al mondo della montagna. A farci da guida tra cime innevate, sentieri nascosti e caratteristici borghi da cartolina, Massimiliano Ossini, insieme a Giulia Capocchi e Lino Zani. In procinto di partire con la prima puntata di Linea Bianca, in onda sabato 30 novembre alle ore 14.00, Massimiliano Ossini ha risposto ad alcune domande di Tvblog sulla nuova stagione del programma e sulla sua vita professionale.

È il sesto anno che sei alla guida della trasmissione. Ancora più emozionato della prima volta, dopo la conquista del Premio Speciale Dolomiti UNESCO, il Pelmo d’Oro 2019?

"L’emozione dei primi anni si è trasformata. All’inizio era quella della sfida, avendo preso le redini di un programma per me nuovo, ma già in onda. La preoccupazione maggiore era andare bene, ottenere il giudizio favorevole del pubblico, raccontando un territorio complesso come quello della montagna, in cui soprattutto nelle settimane lontane dalle feste è difficile costruire tante storie diverse. Nel corso del tempo, tuttavia, abbiamo imparato a conoscere meglio lo spazio. Il lavoro è stato certosino, ma ha dato i suoi frutti".

Che cosa racconterete in questa stagione di Linea Bianca? In che cosa differenzierà dalle altre?

"Da genitore e conduttore Rai, ho avvertito la necessità di riportare l'essere umano al centro di ogni racconto. Stiamo rincorrendo qualcosa che deve accadere e, contemporaneamente, non viviamo la giornata. Miriamo a domani senza godere di quello che ci succede oggi. Non dico di tornare a una vita passata, senza telefono, ma dobbiamo riprendere a vivere le emozioni per come sono. Questo è il motivo che mi ha spinto a parlare di volontariato, soprattutto del lavoro del soccorso alpino. Si tratta di persone che dedicano ore e interi giorni a dare una mano al prossimo, senza ricevere materialmente nulla in cambio. Oggi, che è tutto un do ut des, questo messaggio deve diventare naturale. Lo daremo quasi per scontato, in ogni puntata, affinché ad ognuno di voi venga spontaneo fare qualcosa gratuitamente. Se si rompe la tubatura all'inquilino del piano di sopra, non bisogna chiamare subito l’amministratore o l’assicuratore per denunciarlo e farti pagare, ma salire le scale e chiedere se serve una mano. La solidarietà è un concetto che la montagna mi ha insegnato".

Anticipazioni della prima puntata?

"Saremo in Val d’Aosta. Partiremo dal Rutor e racconteremo del ghiacciaio sopra la valle di Courmayer, che ha conquistato le pagine dei giornali quest'estate perché a rischio crollo. Daremo la notizia che l’allarme è rientrato, tranquillizzando cittadini e visitatori. Parleremo di come la montagna può essere utile ai malati di diabete, patologia in crescita tra i giovani. Infine, tante curiosità, tra cui una nuova forma di turismo lento di un comune che, per incrementare le visite dei turisti nel corso dell'intero anno, ha installato delle case piene di libri, delle biblioteche ad entrata libera".

Quest’anno i media non hanno fatto che porre l’accento sul cambiamento climatico, sul riscaldamento globale. In Linea Bianca ci sarà spazio anche per questo racconto?

"Lo affronteremo perché è un aspetto che ci riguarda da sei anni. Ma vogliamo fare un passo in avanti, accendendo i riflettori su una delle cause del riscaldamento globale, l’inquinamento. Percepiamo il cambiamento climatico come qualcosa di distante da noi, ma quante persone si stanno ammalando a causa dell’inquinamento atmosferico ed elettromagnetico? Possiamo far qualcosa, come incentivare l’utilizzo dei trasporti pubblici e delle biciclette, camminare, cercare di non usare la macchina da soli, sprecare meno acqua. Daremo consigli supportati da dati ed esperti, utili ai professionisti della montagna e alla gente comune".

Geo, che hai condotto per alcuni anni, sta registrando record di ascolti: qual è il motivo di così tanto successo dei documentari naturalistici?

"Sono programmi positivi, che affrontano i problemi con una chiave di lettura ottimista e fornendo sempre soluzioni e consigli. Un esempio per Linea Bianca: abbiamo trovato un sentiero bellissimo, purtroppo c’erano stati problemi di frane e alcuni alberi erano caduti. Il primo impatto per tutti è stato di criticare chi non aveva liberato il passaggio, poi ci siamo detti: “Uniamo le forze e ogni settimana ciascuno di noi viene qui a pulirlo“. Abbiamo evidenziato la stessa necessità, ma invece di essere negativi, abbiamo elaborato una chiave d’uscita. Anche Geo fa questo, risponde a una voglia diffusa di vedere ottimismo e speranza. Morte, omicidi, delitti non li farei raccontare nemmeno più al telegiornale. Farei il tg delle belle notizie, da vedere nei momenti di raccoglimento. C'è solo bisogno di coraggio".

A proposito di programmi che raccolgono e di esperienze passate, sei stato l'ultimo conduttore di Mezzogiorno in Famiglia. La tua collega Adriana Volpe si spende molto sui social per sottolineare la crisi dei Rai2 in quella fascia oraria, oggi occupata di domenica dal programma di Simona Ventura. Che cosa hai da dire a riguardo?

"A me dispiace che non ci sia più Mezzogiorno in Famiglia. Con Adriana Volpe, Sergio Friscia, Michele Guardì e tutta la squadra era nato un rapporto famigliare, un bellissimo feeling. Non ti nego che, girando le puntate di Linea Bianca, ci sono persone di questi piccoli centri che mi chiedono il motivo della chiusura. Spesso ho difficoltà a rispondere anche io, però ho capito quanto fosse un programma legato all’altra Italia, quella in cui capita di non uscire di casa perché il tempo è brutto e ci si raccoglie a tavola. L’Italia che torna indietro sui suoi passi, non solo quella romana o milanese. Era un momento di tv leggero, allegro, con spazi anche dedicati al territorio. Spero che possano ripensare ad un programma simile e che possa tornare in onda, senza che debba condurlo per forza io. La Ventura è una superconduttrice, ha fatto la storia, ma da ciò che vedo, in quella fascia oraria i telespettatori vorrebbero ancora quel tipo di intrattenimento".

La scorsa primavera, il suo nome circolava fra i papabili alla conduzione di Reazione a Catena. Dopo tanti anni di esterna, le piacerebbe tornare a presentare un quiz più tradizionale?

"Ho una gran voglia di condurre un quiz! Mi divertirebbe farlo, dopo l'esperienza di Sei più bravo di un ragazzino di 5ª?,  e non perché mi sia stancato di condurre programmi di divulgazione: fanno parte di me e non li abbandonerò mai. Però mi piacerebbe rientrare in studio e tornare a fare qualcosa di leggero, simpatico, col sorriso. A volte mi immagino anche con una spalla comica come Sergio Friscia, che col suo essere ironico farebbe uscire la parte più ironica di me!".