Vino, cresce l'export dell'Italia: 6,4 miliardi di euro

Il nostro Paese si conferma al secondo posto tra le superpotenze enologiche mondiali dietro la Francia

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Due calici di vino (Dire)

Verona, 29 novembre 2019 - Dopo un 20218 riflessivo, riprende slancio l’export di vino tricolore. A fine anno le cantine del Belpaese si preparano a festeggiare il traguardo del decimo anno di rialzi consecutivi, con un nuovo record storico di 6,4 miliardi di euro (+2,9% sul 2018). L’Italia si conferma al secondo posto tra le superpotenze enologiche mondiali (la Spagna, terza, perderà quasi il 7%) anche se il primato della Francia si consolida (+7,8%) e anzi le consente di sfondare la soglia psicologica dei 10 miliardi di euro di vino esportato. Le cifre sono uscite in anteprima a wine2wine, il business forum di formazione e networking targato Vinitaly, a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Secondo l’Osservatorio, che ha analizzato i trend dei primi 7 Paesi esportatori (Francia, Italia, Spagna, Australia, Nuova Zelanda, Cile, USA), il 2019 chiuderà in positivo per il commercio del vino italiano ma ancor più a livello globale. "L’osservazione dei mercati ci restituisce una fotografia altamente competitiva del settore – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –. Una competizione cresciuta in maniera direttamente proporzionale a un business sempre più decisivo per le economie dei singoli Paesi".

Per l’Italia ci sono ampi spazi di miglioramento, a partire dal prezzo medio (in calo del 2%) fino a una maggiore reattività sui mercati emergenti e a una minor dipendenza da piazze storiche sempre più mature (Germania e Regno Unito). "Inutile dire che la partita si gioca soprattutto in Asia – prosegue Mantovani –, dove vogliamo essere decisi e decisivi. Infatti, col nostro partner cinese abbiamo costituito una società compartecipata, la Shenzhen Baina International Exhibition, per l’organizzazione di WineToAsia, in programma dal 9 all’11 novembre 2020 nel nuovo quartiere fieristico Shenzhen World".

La prima edizione di WineToAsia, evento b2b, prevede la partecipazione di 400 espositori e si configura fin dall’inizio di respiro internazionale, con una presenza di aziende italiane, europee ma anche dalla Cina e dal Nuovo Mondo, coinvolgendo anche le principali imprese delle tecnologie protagoniste a Enolitech. Per il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: "Il 2019 vede un ulteriore incremento dell’export di vino italiano, con aumenti significativi nei mercati come il Giappone dove l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea ha permesso una facilitazione degli scambi. Il tutto in uno scenario di mercato che, all’opposto, è dominato da rigurgiti protezionisti e guerre commerciali che non giovano affatto alla crescita dell’export, Italia compresa".

Complessivamente il vino made in Italy (finalmente) recupera anche con i suoi vini fermi (+3,3%), mentre gli sparkling (Prosecco in testa) – protagonisti dell’exploit negli ultimi anni – 'rallentano' a +5,8%, per effetto anche della contrazione in Gran Bretagna. Il calo del prezzo penalizza infine gli sfusi (-10%). Nel dettaglio, la domanda di vino italiano vedrà il Giappone campione di crescita, con un aumento a valore di oltre il 17% a quasi 200 milioni di euro, seguito dalla Russia – in forte ripresa (+11,1%) anche dopo la buona performance dello scorso anno – e dal Canada con +6,2%. Gli Usa si confermano (+5,8%) primo mercato al mondo per i nostri vini con una chiusura prossima a 1,8 miliardi di euro, anche se l’incremento sarà inferiore alla media import generale (+7,5%) e soprattutto al +11,4% della Francia. Anche il sentiment delle imprese è buono per il 2020. Nonostante le incognite sui dazi, la Brexit e le flessioni economiche, cresce la fiducia. Lo rileva un'indagine realizzata dall'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor per wine2wine. Le 13 top aziende intervistate (1,7 miliardi di euro di fatturato complessivo e 1 miliardo di euro di export, che equivale a una quota del 16% sul totale nazionale) ritengono sostanzialmente positivo l'anno che verrà. L'export registrerà un 'aumento contenuto' (da +2% a +5%) per la maggioranza del campione (54%), mentre identiche quote (23%) sono riservate agli 'aumenti rilevanti' e al mercato 'stabile'. o sul fronte dei consumi in quantità.

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