Elezioni regionali Calabria, spunta una villa “parzialmente abusiva” del candidato M5s Aiello
Secondo quanto riporta la Repubblica, il candidato alla presidenza della Regione Calabria del Movimento 5 Stelle, Francesco Aiello, avrebbe una villetta “parzialmente abusiva e in parte da abbattere”. In particolare le sentenze hanno stabilito che la casa di Carlopoli di Aiello ha un piano da abbattere.
by Stefano RizzutiUna villetta “parzialmente abusiva e in parte da abbattere” potrebbe stroncare sul nascere la carriera politica di Francesco Aiello, scelto dal Movimento 5 Stelle come candidato alla presidenza della Regione Calabria. Solo poche ore dopo aver sciolto la riserva e aver accettato la proposta pentastellata, su Aiello si abbatte una tegola, rivelata oggi da Repubblica. La sua villetta, infatti, sarebbe parzialmente abusiva. La casa si trova a Carlopoli, in provincia di Catanzaro. Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno condannato Aiello e suo fratello disponendo la demolizione di un piano.
Francesco Aiello, docente dell’università della Calabria, proprio ieri aveva sciolto la riserva ed è quindi il candidato del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Calabria. Ma ora sulla sua candidatura potrebbe esserci qualche dubbio, come fa intuire anche il capo politico Luigi Di Maio. La villetta, spiega Repubblica, è stata dichiarata “parzialmente abusiva e in parte da abbattere”. Il caso potrebbe avere ripercussioni sulla candidatura di Aiello. Per ora, comunque, il Movimento 5 Stelle attende chiarimenti. Il capo politico, Luigi Di Maio, lo conferma: “Ho letto come voi la notizia, aspetto chiarimenti”.
La storia della casa di Aiello
Siamo alla fine degli anni Ottanta. I genitori di Aiello costruiscono questa villetta ma vanno oltre la cubatura prevista, come racconta sempre Repubblica. L’anno dopo il Comune certifica, tramite i suoi uffici tecnici, che le volumetrie sono doppie rispetto a quelle previste e che la destinazione d’uso è diversa da quella indicata. Però la famiglia Aiello non fa nulla e ignora anche l’ordinanza di demolizione arrivata negli anni successivi, così come il verbale di inottemperanza. La casa viene quindi dichiarata in parte abusiva: un piano interrato e il secondo piano sono di troppo. E la grandezza totale è quasi il doppio del previsto.
Si arriva così al 1999, quando il Comune avvia – dopo tanti anni di silenzio – la procedura per la revoca della concessione edilizia. La famiglia fa ricorso al Tar, in attesa dell’esito della richiesta di condono. Ma l’istanza viene respinta e la richiesta di sanatoria viene accettata con lo sconto: il corpo principale viene graziato, ma devono essere demoliti il seminterrato e il secondo piano. Così la famiglia paga gli oneri concessori per il primo piano e per il corpo principale, sanati con il condono. Rimane, però, la parte abusiva.
La casa ereditata dai fratelli Aiello
Passano gli anni e arrivano i fratelli Domenico e Francesco Aiello, eredi della villetta. Ma arriva anche la nuova ordinanza di demolizione, contestata al Tar e al Consiglio di Stato. La vicenda, però, non si chiude qua nonostante qualche anno senza sviluppi. Un vicino di casa sollecita di nuovo la giustizia e gli Aiello ne escono nuovamente sconfitti. Ottengono, però, che venga buttato giù solo il secondo piano: il perito, infatti, ha graziato il seminterrato perché considerato portante e quindi verrebbe tutto giù. Ma dopo un anno da questo ultimo provvedimento, ancora niente: la casa è ancora lì.
Aiello si difende: "Fatti che non ho commesso io"
Il candidato pentastellato Francesco Aiello con una nota ha respinto le accuse: "Rispondo con serenità alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi il giorno successivo all'accettazione della candidatura a governatore della Calabria con il Movimento 5 Stelle. Vengo additato – ha aggiunto Aiello – per una casa che non ho realizzato io. Inoltre mi si rimprovera di non averla ancora demolita. Nello specifico non c'è alcun ordine di demolizione da parte della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato), che ha invece stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli a scegliere quale provvedimento applicare".
"Negli anni Ottanta – ha proseguito – furono i miei genitori a costruire il fabbricato in questione, con una volumetria superiore rispetto a quanto consentito dalle norme. A distanza di quasi 40 anni e proprio quando decido di mettermi a servizio della mia gente e della mia terra, mi viene dunque attribuita una responsabilità che non ho".
"Ai tempi un vicino iniziò a produrre esposti per via della volumetria maggiorata, aspetto che mio padre aveva pensato di sanare acquistando, negli anni Novanta, un terreno adiacente per asservirlo al fabbricato. Cominciai a occuparmi del caso nel 2012. All'epoca mio padre soffriva di Parkinson e io dovetti assisterlo nel suo drammatico declino, successivo alla scomparsa prematura di mio fratello Domenico. Da allora ad oggi, da figlio mi sono trovato mio malgrado davanti a questo problema, che tutti i tecnici interessati avevano suggerito di risolvere utilizzando il terreno comprato da mio padre per asservirlo alla casa esistente".
"Le sentenze della magistratura amministrativa dicono che è il Comune di Carlopoli a dover indicare la strada alternativa. Nel merito l'ente non si è ancora pronunciato, benché sollecitato dal Tar della Calabria. Sto allora attendendo – ha sottolineato ancora Aiello – l'ultima parola, che spetta al Comune. Pertanto nel merito ho agito correttamente: non ho imposto nulla, non ho condizionato nessuno e sto pazientemente aspettando di conoscere la decisione per un fatto che non ho commesso io".
"Ho voluto chiarire questa storia – ha concluso – per fermare lo sciacallaggio già partito contro la mia persona e in primo luogo per dovere di coscienza e di trasparenza rispetto all'opinione pubblica e soprattutto ai calabresi. Mi auguro che in questa campagna elettorale nessuno ripudi il buon senso e il ragionamento, fondamentali nella vita pubblica e in quella di ciascuno".