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Così il gruppo Koelliker rinasce con le elettriche cinesi

Dopo gli anni della crisi, lo storico importatore italiano fondato negli anni '50 dal genio visionario di Bepi Koelliker sta per rinascere

[Rassegna Stampa] Lo storico gruppo italiano specializzato nell’importazione di auto si sta risollevando dalla dura crisi che ha colpito il settore, trovando una seconda giovinezza nelle auto elettriche prodotte in Cina, presto in Italia grazie alla storia del gruppo fondato da Bepi Koelliker.

Gruppo Koelliker, il rilancio in Italia

Un passato glorioso da importatore di auto in Italia. La crisi finanziaria del 2007. Una collezione di Jaguar. Debiti con le banche per 840 milioni di euro. Un incontro a bordo piscina. La rinascita. Nuove auto da importare: elettriche e prodotte in Cina.

[…] Una rinascita, per l’azienda fondata da Bepi Koelliker. Il visionario che negli anni ’50 inizia a importare e vendere in Italia Rolls Royce, Jaguar e altri marchi inglesi del gruppo Morris, tra cui il produttore della Mini Minor. E poi Mitsubishi (1979), Seat (1983), Hyundai (1990), Chrysler-Jeep (1992), Kia (1999) e SsangYong (2003).

Un gruppo con alle spalle uno storico di 1,8 milioni di veicoli importati e venduti in Italia, che nel 2007, all’apice della sua espansione – 1,6 miliardi di euro di fatturato e 125mila vetture distribuite in un anno – entra in crisi. L’avventura della famiglia Koelliker è messa in ginocchio dalla crisi finanziaria globale che determina il crollo del mercato dell’auto italiano – che passa in pochi mesi da 3,4 a 1,3 milioni di immatricolazioni. Pesa anche la crisi del mercato immobiliare, visto che il gruppo in quel momento aveva a bilancio oltre 100 milioni di immobili tra sedi, concessionarie e officine. Infine, un’importante esposizione con le banche: 840 milioni di euro verso 24 istituti di crediti italiani.

[…] Nel 2013 il gruppo ha quasi estinto i debiti, scesi da 840 a 100 milioni. Per farlo il management ha venduto alcuni immobili e le attività commerciali in Italia di Kia e Hyundai. I sacrifici non risparmiano neppure le Jaguar della collezione privata di Bepi Koelliker. […]

[…] Nel 2017 le banche bocciano l’ennesimo piano di rilancio. Luigi Koelliker, figlio di Bepi, che nella ristrutturazione ha investito anche fondi propri per 50 milioni di euro, non si arrende all’idea di far fallire l’azienda di famiglia. Ma all’orizzonte non si vede alcuna soluzione. Nei mesi scorsi, la svolta. Il fondo CarVal compra alle banche i debiti residui (78,6 milioni di euro, più altri 51,6 milioni a breve termine) e rifinanzia il debito alla Konki spa, società costituita ad hoc – controllata al 93,5% dalla finanziaria Canova, al 5% da Luigi Koelliker e all’1,5% da Luca Ronconi – che rileva il 100% del gruppo Koelliker.

Oggi Koelliker è importatore unico in Italia per Mitsubishi e SsangYong e con l’hub di Livorno, vasto come 109 stadi San Siro, è il secondo operatore logistico per auto italiano (movimenta anche altri marchi, non solo quelli di cui è importatore diretto). Fattura 300 milioni e ha 330 dipendenti diretti. Il piano industriale prevede di chiudere, entro il 2020, un contratto per importare in Italia il primo marchio cinese di auto elettriche. «Il bello di essere Koelliker – spiega al Sole 24 Ore Ronconi – è l’essere agnostici e, con questo spirito, andare a cercare sul mercato quello che ancora il cliente non sa di volere, ma che, quando lo vorrà, troverà noi pronti a fornirglielo». […]
Antonio Larizza, Il Sole 24 Ore

Foto apertura, Missionline