Il caso della tampon tax, ridotta solo sugli assorbenti biodegradabili
by Alessio FoderiNel decreto fiscale è prevista una tassazione ridotta dal 22 al 5 per cento per tamponi e assorbenti che rispettano determinate caratteristiche, ma sono anche i meno utilizzati. Primo passo o “greenwashing”?
L’Iva su tamponi e assorbenti compostabili e biodegradabili passerà dal 22 al 5 per cento. Questo, almeno per adesso, è il risultato della battaglia politica e culturale sulla cosiddetta tampon tax. Ad annunciarlo su Twitter è stato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ritenendo il provvedimento contenuto nel decreto fiscale “un primo segnale di attenzione per milioni di ragazze e donne”. La battaglia partita anni fa fra le fila di Possibile di Giuseppe Civati, era stata portata avanti soprattutto da Laura Boldrini la quale, nei giorni scorsi, era stata protagonista di un video-appello sul tema davanti Montecitorio e contro la violenza di genere dietro lo slogan “il ciclo non è un lusso”.
Gli ultimi sviluppi
Un primo risultato che arriva quindi dopo anni di battaglie e ultime settimane a dir poco complesse. Alcune modifiche al testo del decreto fiscale che chiedevano di portare l’aliquota dei prodotti per l’igiene femminile al 10 per cento erano state di recente bocciate in commissione Finanze alla Camera, e l’emendamento di Laura Boldrini prima dichiarato inammissibile lo scorso 12 novembre e poi riammesso due giorni dopo. Sarà però quello della deputata M5s Vita Matrinciglio ad avere la meglio e andare oltre le aspettative del taglio. L’emendamento in questione prevede infatti l’imposta agevolata al 5 per cento per i prodotti compostabili per l’igiene intima femminile, nonché per dispositivi d’igiene intima per anziani, neonati e disabili. Quello originario dell’ex presidente della Camera – presentato insieme a 32 deputate di maggioranza e opposizione – non prevedeva invece requisiti di biodegradabilità o compostabilità dei prodotti in questione.
Le polemiche
Il taglio sarà così applicabile solo per dei prodotti specifici, ovvero quelli che dovranno decomporsi in breve periodo – sei mesi per i bio e tre mesi per i compostabili – rivelandosi più ecologici e rispettosi per l’ambiente. Come fatto notare da più parti questo comporterà il successo di determinate marche, note per non essere facilmente reperibili. Sui social network, a questo proposito, infatti è divampata la polemica sulla specifica del taglio: gli assorbenti compostabili sono generalmente poco diffusi e molto più cari di tutti altri, i più utilizzati, quelli per i quali l’iva resta al 22 per cento. C’è chi grida al contentino, sostenendo che, di fatto, le cose non cambiano, e chi addirittura parla di greenwashing. Non va poi dimenticato che la soglia dell’iva al 5 per cento è comunque di un punto superiore alla fascia dei rasoi da barba (4 per cento) ed è la stessa a cui, ad esempio, sono tassati i tartufi freschi.
Nonostante questo, fra le firmatarie dell’emendamento c’è soddisfazione: per Laura Boldrini “è una prima risposta al problema posto con determinazione dall’intergruppo delle deputate in merito all’abbassamento dell’Iva sui prodotti sanitari e igienici femminili“. L’annuncio di Gualtieri è avvenuto proprio con una foto che ritraeva le principali esponenti della battaglia a colloquio al ministero dell’Economia dopo che l’accordo era stato raggiunto.
Cosa succede in Europa
In Germania la misura è stata annunciata per il 2020, con un taglio che va dal 19 al 7 per cento, senza però alcuna restrizione di prodotti, come quelli biodegradabili e compostabili. In altri paesi europei, invece, i beni sono già collocati fra i beni primari e non di lusso con tassazione ridotte: il 5 per cento a Cipro, nel Regno Unito e in Francia (qui, per la precisione 5,5 per cento). Sulla stessa scia, con margini più alti, Spagna, Belgio e Olanda. Il paese in assoluto migliore in questa speciale classifica è l’Irlanda, dove le donne hanno una tassazione pari a zero sugli assorbenti. Fanalini di coda in Europa, sono invece Grecia, Romania, Lussemburgo, Bulgaria.