La calciatrice nigeriana Eni Aluko lascia la Juve: "A Torino vengo trattata come una ladra"

La calciatrice 32enne anglo-nigeriana scrive una lettera aperta al Guardian: "Mai ricevuti insulti dal campionato o dai tifosi, ma mi sono stancata: la città è indietro di decenni". I club di Serie A: "Non facciamo abbastanza, ora basta"

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Filippo Alfero - Juventus FC via Getty Images

“Sono stanca di essere trattata come una ladra, vado via da Torino”, recita la lettera con cui la calciatrice Eniola Aluko dice addio Juventus. L’annuncio arriva dalle pagine del Guardian: la campionessa 32enne di origini nigeriane naturalizzata britannica lascia il club bianconero dopo una sola stagione e mezzo, dicendosi stanca delle discriminazioni vissute nel capoluogo piemontese.

“Questo fine settimana voglio giocare la mia ultima partita per la Juventus, portando a termine un anno e mezzo di grandi successi e in cui ho imparato tanto. Quando sono arrivata nell’estate del 2018, sono stata conquistata da un grande club e da un grande progetto. Sul campo abbiamo vinto tanto: un titolo di campionato, la coppa nazionale e la Supercoppa”. Ma fuori dal campo, per Eniola Aluko era tutta un’altra storia: “A volte Torino sembra essere decenni indietro sul tema integrazione. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che io rubi qualcosa”.

La denuncia della calciatrice prosegue: “A volte arrivi all’aeroporto e i cani antidroga iniziano a fiutarti come se fossi Pablo Escobar”. La campionessa ha però tenuto a specificare di non essere stata vittima di episodi di razzismo da parte tifosi della Juventus né tanto meno nel campionato di calcio femminile.

Eppure, specifica Eniola Aluko, “il tema razzismo in Italia e nel calcio italiano esiste ed è la risposta che viene fornita a preoccuparmi: dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della cultura del tifo”.

Una lettera aperta “a tutti coloro che amano il calcio italiano per chiedere aiuto nel combattere il razzismo”. I 20 club di Serie A hanno sottoscritto un documento con cui si impegnano “pubblicamente a fare meglio”, chiedendo “una efficace policy contro il razzismo, con nuove leggi e regolamenti”. La lettera inizia con un’ammissione di colpa: “Dobbiamo riconoscere che abbiamo un serio problema con il razzismo negli stadi italiani e che non l’abbiamo combattuto a sufficienza nel corso di questi anni”.