GARIWO / Dai Giardini dei Giusti le Carte della responsabilità contro l’odio
Gariwo e la rete internazionale dei Giardini dei Giusti lanciano le nuove Carte della Responsabilità contro la cultura dell’odio nei social media, nello sport e nell’ambiente.
by La RedazioneMentre è ai blocchi di partenza la Commissione parlamentare straordinaria contro la cultura dell’odio, promossa dalla senatrice a vita Liliana Segre, Gariw lancia le nuove Carte delle responsabilità per i social media (La Web realtà), lo sport (La contesa buona) e l’ambiente (La responsabilità di un pianeta fragile). La proposta è stata lanciata da Gariwo nell’incontro della rete internazionale dei Giardini dei Giusti, che ha riunito al Palazzo delle Stelline di Milano i rappresentanti di 130 realtà nate in Europa, Medio Oriente, Africa e Asia.
“Abbiamo elaborato queste Carta delle responsabilità insieme a esperti di cambiamenti climatici, grandi campioni dello sport e importanti firme del giornalismo. E le abbiamo lanciate insieme a centinaia di docenti e rappresentanti dei Giardini dei Giusti di tutto il mondo, perché scegliere non significa fare un click sui social, ma metterci la faccia in pratiche di vita” ha detto il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, aprendo il dibattito dopo il saluto del presidente del Consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolé. All’incontro hanno preso parte referenti dei Giardini, docenti, associazioni, amministratori locali italiani e stranieri, e cittadini impegnati nella diffusione del messaggio dei Giusti.
Per leggere le Carte: https://it.gariwo.net/educazione/le-carte-dell-ambiente-dello-sport-e-dei-social-21392.html
Per aderire, scrivere a: network@gariwo.net
Il dibattito sul Web
Contrastare l’odio, nei social come nello sport, implica prima di tutto una presa di responsabilità, che parte dalla conoscenza del fenomeno e prosegue con una imprescindibile educazione al rispetto. Del resto l’odio è sempre esistito, quello che è cambiato è la velocità di propagazione, come ha spiegato il giornalista e ricercatore per il Cremit Stefano Pasta. “I gradini della piramide dell’odio vengono percorsi in maniera più veloce nell’ambiente digitale. Aumentano le decisioni prese in maniera intuitiva in un ambiente segnato da sovraccarico informativo, decidendo in maniera veloce e non sempre razionale”.
Pasta, che ha presentato alla platea alcuni dei casi di odio online raccolti su diversi social network per elaborare il suo libro “Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio online” (Morcelliana, 2018), è comunque fiducioso. “La speranza dipende dall’impegno che ciascuno intende mettere su questa tematica. Servono dei percorsi di educazione alla cittadinanza che tengano conto delle conseguenze, non solo digitali, delle nostre azioni. Cercando odio online ho trovato tanti casi di comunità, gruppi di persone e individui che non rimangono indifferenti. Del resto la pericolosità dell’indifferenza è al centro della storia della Shoah e nello specifico di Liliana Segre”. Educare quindi, ma non solo. “Serve anche promuovere un attivismo digitale che tenga conto dell’etica della responsabilità”.
La Carta delle responsabilità nei social ha avuto anche l’importante sottoscrizione di “Odiare ti costa”, la campagna contro la violenza online lanciata dai filosofi Andrea Colamedici e Maura Gancitano, del progetto TLON insieme all’avvocato Cathy La Torre, la cui petizione per una legge di iniziativa popolare sulla materia ha ottenuto più di 50 mila sottoscrizioni. Attraverso un video messaggio preparato per il GariwoNetwork, Gancitano ha auspicato la collaborazione tra realtà impegnate a contrastare l’odio, che mettano insieme l’aspetto culturale del fenomeno con le relative declinazioni legali.
Le buone regole per lo sport
Dall’odio nei social a quello nello sport, due mondi spesso interconnessi, il passo è breve. “Lo sport ci insegna che nessuno di noi è autonomo”, ha spiegato Franco Arturi, storico editorialista della Gazzetta dello Sport e direttore della Fondazione Candido Cannavò. “Nello sport perfino gli odiatori professionisti hanno bisogno degli avversari”. La Carta contro l’odio nello sport è quindi un viatico per proporre buone pratiche e per riscoprire le storie di atleti che hanno fatto scelte coraggiose. Come quelle raccolte dai giornalisti Massimiliano Castellani e Adam Smulevich nel libro “Un calcio al razzismo” (Giuntina, 2019). La Carta può essere l’inizio per un “movimento antirazzista utile ad allenare alla memoria i ragazzi”, ha spiegato Castellani. Che avverte: “Per allenare alla memoria servono educatori”. La sfida, ha proseguito Smulevich, è che ad essere portatori di queste istanze non siano solo i calciatori neri vittime di razzismo ma anche coloro che non sono coinvolti direttamente ma solidarizzano con chi subisce l’odio. “Per questo è importante l’idea di una Carta rivolta a tre pubblici (atleti, tifosi, giornalisti, ndr)”. Oltre che da Castellani, Smulevich e dal maratoneta Marco Marchei (che ha ricordato l’esempio di Emil Zàtopek, uno dei più grandi campioni cecoslovacchi di tutti i tempi che ebbe il coraggio di sfidare il regime comunista durante la Primavera di Praga), la Carta è stata firmata, tra gli altri, dal Pescara Calcio, dai giornalisti Darwin Pastorin e Leonardo Coen e da sportivi olimpici del calibro di Francesco Panetta, Alberto Cova, Maurizio Damilano, Luca Sacchi e Riccardo Giubilei, oltre che dall’attore e regista Gianfelice Facchetti, figlio dell’indimenticato capitano dell’Inter e della Nazionale di calcio Giacinto.
Le responsabilità per il pianeta
Infine la sfida ambientale, di fronte alla quale molti, a partire dai politici, sembrano impreparati. “L’immagine dell’aula di Montecitorio pressoché vuota durante l’esame della dichiarazione del nostro Parlamento per l’emergenza-clima conferma che il mondo politico non ha capito la gravità della situazione”, ha detto Emanuele Bompan, giornalista ambientale e geografo, autore di reportage in 70 Paesi e tra i ricercatori ed esperti impegnati nel Water Grabbing Observatory.
Nel mondo aumentano gli attacchi contro i “difensori della terra”, che pacificamente difendono l’ambiente. “Sono tanti, dalle donne che in Albania si uniscono per impedire la costruzione di una diga, agli attivisti indigeni del Brasile, fino al Laos e alla Cambogia. È importante documentare storie di persone come Berta Cáceres, eliminate da forze che voglio mantenere lo status quo” ha spiegato Bompan. “Il lavoro che state facendo con la Carta delle responsabilità per l’ambiente è importantissimo, e dobbiamo preservare la memoria di chi si è sacrificato per l’ambiente” ha detto, sottoscrivendo la Carta proposta da Gariwo, che è stata firmata anche da Filippo Giorgi, climatologo, e Marirosa Iannelli, presidente di Water Grabbing Observatory.
La situazione richiede con urgenza la transizione da un’economia basata sull’apporto di combustibili fossili, carbone, petrolio e gas, a un’economia dove questi componenti hanno un ruolo decrescente, ma bisogna offrire delle compensazioni per chi dovrà cambiare lavoro o competenze, secondo Bompan.
“Ci sono tanti segnali positivi che danno speranza, comunità che lavorano con competenza, l’accordo di Parigi che è importante, ma manca l’educazione soprattutto nella classe politica. Bisogna agire presto per non rubare il futuro alle prossime generazioni. Il futuro non sarà così per tutti, noi abbiamo goduto di tanti vantaggi. Penso sia importante rieducare noi stessi, non solo dire ai politici: “fai questo e fai quello”. Se le emissioni non sono cambiate negli ultimi cinque anni è perché tutti non abbiano fatto niente”.
Con queste Carte Gariwo propone buone regole per creare emulazione positiva educando alla correttezza e al rispetto dell’altro e per mostrare che ogni essere umano può usare il suo personale spazio di libertà per salvaguardare il futuro del pianeta, seguendo l’esempio dei Giusti.
La rete dei Giusti: https://it.gariwo.net/network/