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Pace, impianto o “discarica”? Una lunga storia di scelte, battaglie, polemiche

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Lo stop del 2009 di Buzzanca, la scelta di Accorinti di riprendere il progetto, le battaglie contro. Intanto però la Regione è sempre andata avanti. Ecco cosa è accaduto in questi anni

Una storia lunga più di dieci anni. Una querelle che attraversa due amministrazioni comunali, battaglie ambientaliste, polemiche, gare d’appalto milionarie, esposti in Procura, ricorsi al Tar. Una vicenda che ha tirato in ballo vincoli ambientali, Comune di Messina, Regione, Ministero dell’Ambiente. 

Impianto o discarica?

E’ la storia dell’impianto di Pace per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati. Il sindaco De Luca ha annunciato che l’impianto si farà. Si doveva fare già nell’ormai lontano 2009. Poi nel 2013. Addirittura nel 2015 era tutto pronto per far partire i lavori. E si arriva al gennaio 2018. Erano i primi mesi di presidenza di Nello Musumeci alla Regione. Il governatore annunciò che finalmente erano stati superati tutti gli ostacoli che avevano bloccato la realizzazione “di una piattaforma per il trattamento dei rifiuti compost, differenziato e indifferenziato. Impianto necessario al pretrattamento del rifiuto indifferenziato e al compostaggio della frazione organica derivante dalla raccolta differenziata. In modo tale da diminuire la quantità finale di rifiuti che vanno in discarica”. 

Cosa è successo in questi anni

Nel 2009 era stato l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca a decidere di stoppare l’iter scegliendo di portare la spazzatura messinese nella discarica di Mazzarrà S. Andrea. Erano anni in cui la differenziata in città non superava neanche il 5%, anni di emergenze, anni in cui la raccolta porta a porta era un miraggio. L’ipotesi di un impianto di questo tipo a Pace fu osteggiata dal mondo ambientalista. Tra i più strenui oppositori c’era la Legambiente di Daniele Ialacqua, che qualche anno dopo sarebbe diventato l’assessore all’Ambiente dell’amministrazione Accorinti. 

Il 2013

Nel 2013 la Regione riavviò l’iter per costruire l’impianto a Pace. Un bando da oltre 12 milioni di euro e una procedura di gara durata oltre un anno. Era il 22 maggio del 2015 quando gli uffici palermitani aggiudicarono la gara d’appalto da 12 milioni di euro. Poi però qualche settimana dopo era stato il Ministero ai Beni Culturali a tirare il freno a mano perché la nuova discarica non era compatibile con il territorio. La tesi era che ci sono vincoli precisi e quell’area non è idonea a ospitare un nuovo impianto, così come invece stabilisce il Piano regionale dei rifiuti. Il sito di contrada Pace rientra nel Paesaggio Locale 1- Stretto di Messina, è soggetto a specifiche norme, tra cui il recupero ambientale delle discariche e soprattutto quella che stabilisce che in quell’area «non è consentito realizzare discariche o qualsiasi altro impianto di smaltimento rifiuti» scriveva il Ministero. 

Gare, ricorsi, contenziosi

Mentre da Roma però arrivava lo stop, nel frattempo la Regione aveva già affidato la milionaria gara d’appalto. La ditta vincitrice fece ricorso e nel giugno 2016 il Tar di Palermo le diede ragione, ribaltando i rilievi del Ministero e riaprendo la strada alla realizzazione dell’impianto. Da qui un salto fino al gennaio 2018, quando Musumeci annunciò che superato il contenzioso non c’erano più ostacoli. 

Ialacqua, Accorinti, scelte e polemiche

Fu proprio l’amministrazione Accorinti a dire sì quando nel 2013 la Regione riavviò l’iter per costruire l’impianto a Pace. Inevitabilmente sotto un fuoco incrociato di polemiche. Ialacqua fu accusato dai suoi stessi compagni ambientalisti di aver cambiato idea e di aver aperto la strada alla realizzazione di una discarica a Pace. Perché in realtà il progetto parla di un impianto Tmb (trattamento meccanico biologico) e di un’area di stoccaggio dei rifiuti, quindi una zona in cui la spazzatura verrà depositata. Ialacqua difese sempre la scelta della sua amministrazione. “Non ho cambiato idea ma quella di Pace non è una discarica vecchia maniera. Per nessuno di noi una soluzione del genere rappresenta il massimo, ma è il primo passo per emanciparci dal ricatto eterno del conferimento in discarica» aveva sempre puntualizzato l’ex assessore. 

“Non è una discarica vecchia maniera”

A supportarlo anche Beniamino Ginatempo, all’epoca amministratore di MessinaServizi Bene Comune, ma anche presidente di Zero Waste Sicilia, l’associazione ambientalista che si ispira alla strategia Rifiuti Zero. Ginatempo sottolineava come un impianto del genere abbia senso solo se considerato esclusivamente come un anello di una catena più ampia che deve avere come punto di forza una raccolta differenziata seria e capillare. «L’impianto produrrà un particolare tipo di compost, definito “grigio” o “industriale”. Sara un deposito temporaneo, non una discarica, e sarà a bassissimo impatto ambientale».

Gli oppositori

In tanti in questi anni si sono opposti. I 5Stelle hanno dato battaglia sul piano politico. Ma a dire no anche diverse associazioni ambientaliste, con in testa il WWF di Anna Giordano. Proprio lei nel 2014 andò in consiglio comunale con un malloppo di atti e documenti per dire che quella sorgerà a Pace è una discarica. “C’è scritto anche nei progetti e nei documenti” disse l’ambientalista che con carte alla mano cercò di dimostrare che ovunque si parla di discarica per rifiuti urbani non pericolosi.

Nel frattempo sono passati 10 anni. Oggi si riapre la questione. Di certo c’è che Comune e Regione viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Così come è certo che Messina ha bisogno di impiantistica per non essere più schiava del sistema siciliano delle discariche private. All’orizzonte scelte strategiche importanti per il futuro di uno dei servizi pubblici essenziali e dunque per la città. 

Francesca Stornante