La replica anti-consumistica al Black Friday? Et voilà il Buy Nothing Day

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Da qualche anno a questa parte il giorno successivo al Thanksgiving Day letteralmente “Giorno del ringraziamento” (celebrato negli USA e in Canada), quando le famiglie si riuniscono intorno ad una tavola imbandita con tante leccornie per esprimere gratitudine e apprezzamento per tutto quanto di buono la vita ha dato loro: famiglia, lavoro, salute, abbondanza di cibo e compagnia cantante -, si è soliti indicarlo come “Black Friday”, il “Venerdì Nero” che dà il via allo shopping natalizio, con l’opportunità di godere di sconti talora considerevoli.

Ebbene, forse pochi sanno che, a questa usanza mutuata da Oltreoceano, si contrappone il cosiddetto “Buy Nothing Day“, la “Giornata del non acquisto”, che nasce come protesta contro il consumismo dilagante.

Nato a Vancouver nel Settembre del 1992 da una iniziativa dell’artista Ted Dave, il BND attualmente è in auge in America Settentrionale, Regno Unito, Svezia e Finlandia.

L’idea del fotografo canadese era quella di far passare il messaggio che non bisogna essere schiavi del consumismo e riflettere sulle abitudini di consumo e sulla possibilità di fare acquisti in maniera più ragionata sviluppando una maggiore coscienza critica, nel rispetto dell’ambiente e dei popoli meno fortunati“.

L’ “atteggiamento volto al soddisfacimento indiscriminato di bisogni non essenziali, alieno da ideali, programmi, propositi” – tipico delle società industrializzate, dove l’ideale di felicità si identifica con il possesso di beni materiali -, ha scambiato i rapporti sociali fra gli uomini con i rapporti con le cose.

Per citare Karl Marx, siamo assurti a “feticisti della merce” incapaci di distinguere tra “avere e essere”, tra il “superfluo e il superfluente”, concetti doviziosamente sviscerati dallo psicanalista Erich Fromm nel 1976: “È la prevalenza della modalità esistenziale dell’avere che ha determinato la situazione dell’uomo contemporaneo, ridotto a ingranaggio della macchina burocratica, manipolato nei gusti, nelle opinioni, nei sentimenti dai governi, dall’industria, dai mass media, costretto a vivere in un ambiente degradato”.

Vale a dire che “the more you consume the less you live”, più consumi e meno vivi.

Noi ci auguriamo che questo messaggio arrivi a destinazione