The Bloody Beetroots: “Tifo Gualazzi, ma senza di me Sanremo sarà meno caotico”

Il grande pubblico ha conosciuto The Bloody Beetroots e la sua maschera nel 2014, quando Sir Cornelius Bifo salì sul palco di Sanremo per accompagnare Raphael Gualazzi. Un’apparizione ante litteram di un uomo mascherato sul paclo dell’Ariston. Il dj e producer torna per alcuni concerti in Italia e parla di maschere e di sanremo.

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Il grande pubblico ha conosciuto The Bloody Beetroots e la sua maschera nel 2014, quando Sir Cornelius Bifo salì sul palco di Sanremo per accompagnare Raphael Gualazzi. Un'apparizione ante litteram di un uomo mascherato sul palco dell'Ariston. Ma per gli appassionati di musica The Bloody Beetroots era già una realtà consolidata sia in Italia che all'estero. Sì, perché il dj e producer è uno dei nomi italiani realmente famosi anche fuori dai confini nazionali, soprattutto nell'ambito elettronico e house. Una carriera che esplose con "Warp", pezzo che registrò nella taverna di casa dei genitori assieme a un altro nome grosso della scena, ovvero Steve Aoki. Oggi The Bloody Beetroots torna per due concerti che terrà il 31 gennaio ai magazzini Generali di Milano e l'1 febbraio al Locomotiv Club di Bologna e a proposito della maschera in tempi di polemiche contro un rapper che riporterà la maschera sul palco dell'Ariston, dice: "La uso per attirare attenzione e proteggere la privacy". Su Sanremo, invece, spiega: "Auguro il meglio a Raphael Gualazzi, senza di me, però, sarà meno caotico".

Per citare un tuo brano di Heavy, ""Definition of House Music": dacci una definizione, oggi, di cos’è l’house music, per chi legge e non ha ancora ascoltato il tuo pezzo.

"Definition of House Music" (uno dei brani di "Heavy") per Bloody Beetroots è tutto l'insieme dei sottogeneri di house music, quindi Deep House, Base House, Tech House, Tropical House e chi più ne ha più ne metta, un po' perché Bloody Beetroots ha un agglomerato di generi e volevo racchiudere in una canzone quel concetto, assolutamente opinabile però a me piace tanto quel pezzo e lo suono molto.

Nel 2019 hai festeggiato 10 anni da “Warp”, pezzo iconico, tratto dal tuo esordio “Romborama”. Ci racconti un po’ che momento era quello per l’elettronica? E cosa è successo in questi anni?

Dieci anni fa c'era un sapore totalmente di novità su quella che era l'elettronica mondiale, c'eravamo noi, c'erano i Justice, Mstrkrft, alcuni di questi sono spariti, altri hanno gravitato, altri si sono trasformati in popstar, però diciamo che si respirava un'aria di rivoluzione molto, molto vera, dove niente era over produced, non c'erano i grandi festival, grandi estreme produzioni come magari i grossi festival adesso, il Tomorrowland, era tutto molto ridimensionato, doveva ancora scoppiare tutto, quindi era ovviamente molto più vero.

Dieci anni di Warp, che ci racconti? È stato un pezzo importante per te e non solo…

Sì, ho avuto la fortuna di scrivere "Warp" con Steve (Aoki, ndr) in un modo abbastanza poco consono, perché al tempo abitavo ancora con i miei genitori, quindi utilizzammo la taverna dei miei genitori per produrre questo pezzo in cinque minuti e divenne questa evergreen che tutti amano ancora. Questa cosa ha permesso di far conoscere Bloody Beetroots al grande pubblico e quindi ci ha dato l'opportunità di fare sia numerosissimi dj set e anche live set con la band.