I Calibro 35 a metà tra uomo e macchina - Giovanni Ansaldo

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I Calibro 35 a metà tra uomo e macchina

Massimo Martellotta e Tommaso Colliva sono fuori dalla Triennale di Milano. Per fare l’intervista i due musicisti dei Calibro 35 si sono connessi entrambi a Skype dal telefono, ma devono stare a cento metri di distanza perché altrimenti il ritorno audio disturba la conversazione. Sarebbe difficile trovare una metafora migliore per descrivere il tema al centro del loro settimo album, Momentum, un inno al presente in musica e (poche) parole. Non a caso la band per presentarlo ha usato una frase dello scrittore Albert Camus: “La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente”.

I Calibro 35 – formati da Massimo Martellotta, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Luca Cavina e Tommaso Colliva – hanno costruito la loro fortuna sullo stare in bilico tra passato e presente. Hanno rielaborato le colonne sonore dei film italiani degli anni settanta (Ennio Morricone, Franco Micalizzi, Luis Bacalov e altri) e hanno composto brani strumentali che s’ispiravano a quell’immaginario (a partire da Notte in Bovisa), scritto colonne sonore per film e documentari. Dopo tredici anni di carriera però hanno deciso di dare una sterzata al loro percorso, come in parte già fatto con i precedenti S.P.A.C.E. e Decade. Il 24 gennaio hanno pubblicato Momentum.

Momentum è avventuroso: ci sono i primi due pezzi rap della carriera dei Calibro 35, Stan Lee e Black moon, ci sono loop vocali e una presenza corposa dei sintetizzatori. Ascoltandolo, si nota la volontà dei musicisti di trasformarsi in campionatori in carne e ossa, di diventare un ibrido tra uomo e macchina.

“Per spiegarci questo disco ci siamo dati come punto di riferimento la serie tv Black mirror, la cosa più attuale e distopica che ci è venuta in mente, ma anche libri come Homo deus di Yuval Noah Harari”, dice Tommaso Colliva, che dei Calibro 35 è il fondatore e il produttore, oltre che uno dei compositori. “Alcuni temi del disco sono trasversali, come il contrasto tra la natura e la tecnologia evocato nel pezzo Thunderstorms and data, oppure quello di Death of storytelling: volevamo fare la terza canzone rap dell’album ma alla fine abbiamo deciso di lasciarla strumentale, perché abbiamo pensato che non c’era bisogno di una storia, bastava la musica. Automata invece è una specie di omaggio ai Kraftwerk”, aggiunge Colliva.